di Massimo Cherubini
Indietro (quasi) tutta. Le attività della Caritas e del Rione Convento restano nei locali del complesso abbaziale di Abbadia San Salvatore. La notizia si è saputa nel tardo pomeriggio di ieri, dopo la partenza da Abbadia dell’Abate Stefano dove era giunto il giorno prima. L’intervento del cardinale Lojudice : che non ha commentato la notizia riportata da La Nazione – ha avuto successo. Si era detto fiducioso nella positiva soluzione del caso. E così è stato. Certa la notizia dell’intesa con i dirigenti del Rione. Scontata, di conseguenza, quella per la sede della Caritas. Intanto ad Abbadia tengono però ancora banco altre notizie. Prima fra tutte quella sulla proprietà del complesso abbaziale che non è della parrocchia ma della congregazione dei Cistercensi. Tutto dei monaci, eccezion fatta per la chiesa, l’edificio che ospita il Museo e la canonica. Cosa che in pochi sapevano quando hanno fatto le donazioni. Al contrario moltissimi – quelli che oggi si dicono indignati – erano certi di contribuire alla vita della parrocchia.
Di sicuro il lavoro svolto dai monaci è stato impegnativo. Non era facile tornare in possesso di tutti gli edifici e i fondi che appartengono alla storia del complesso. L’altro tema di grande attualità è l’appartamento (che come vedremo non è destinato a una civile abitazione) che i Cistercensi hanno "donato" a don Giampaolo Riccardi. Fanno rumore anche le ultime decisioni assunte dall’Abate Stefano. Sulla donazione si tratta di un edificio che al catasto risulta B1, ovvero destinato a "collegi e convitti, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, conventi, seminari e caserme". Le civili abitazioni appartengono tutte al gruppo A. Altra decisione che ha fatto rumore è quella che riguarda l’Associazione Compagnia "San Marco Papa". Quella che, da una vita, fino al 31 ottobre scorso gestiva tutta l’amministrazione del Museo e della "Bottega Monastica". Ora l’Abate Generale ha delegato tutto a don Giampaolo che non è più un monaco ma è un sacerdote. Dalla congregazione dei Cistercensi è passato all’ordine sacerdotale e oggi è il parroco di Pienza. E dalla Città di Pio II gestisce, "delegato unico", un’attività che fa capo ad un altro ordine. Con il consiglio di amministrazione dell’Associazione esautorato e con il vice presidente che può agire solo dopo aver ottenuto l’ok dal parroco di Pienza.