La scuola riparte, i presidi sono pronti

Domani il giorno della verità. Mosconi, Licei Poliziani: "Alcuni studenti in quarantena, la voglia di ricominciare batte le preoccupazioni"

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Si ritorna a scuola. Niente di nuovo se non fosse per la pandemia che accende un riflettore sul primo giorno per le superiori, caricandolo di aspettative e responsabilità. Questo è uno dei motivi per cui molte Regioni hanno scelto il rinvio, mentre altre, tra cui la Toscana, si dicono pronte. Il presidente Giani ha dichiarato di esserlo anche per giovedì scorso, inizialmente il giorno ‘x’. "La voglia di ricominciare supera la preoccupazione che è fisiologica, soprattutto se si pensa ai focolai – esordisce Marco Mosconi, preside dei Licei Poliziani -. Molti dei nostri studenti arrivano da Sarteano, per esempio, ma ci affidiamo alla sensibilità di ragazzi e genitori. Alcuni hanno già comunicato di essere in quarantena e quindi ricominceranno a distanza".

Le regole di base sono uguali per tutti. Didattica in presenza al 50% con alternanza delle classi che in questo modo rimarranno unite sia in aula che a casa. I ragazzi con disabilità potranno essere presenti tutti i giorni, a discrezione delle famiglie. Entrate e uscite scaglionate, in alcuni plessi anche in base alla provenienza degli studenti pendolari, nonché presìdi nei punti a rischio assembramenti come le fermate degli autobus. Misurazione della temperatura e poi, ovviamente, distanziamento e mascherine.

"Ci siamo allineati alle misure nazionali. Con il 50% delle presenze e ingressi vari e frazionati, vuol dire avere poche decine di studenti per volta ad ogni ingresso – conferma Stefano Pacini, dirigente dell’Istituto Sarrocchi – Non c’è preoccupazione, ma sicuramente c’è attenzione. Il compito della scuola è applicare le norme. Tutto ciò che facciamo è mirato ad evitare di essere l’elemento problematico".

Ma basterà? All’interno del dibattito nazionale, non è difficile che i luoghi di socializzazione, come la scuola appunto, diventino i capri espiatori, assottigliando così la responsabilità dei singoli nella logica della convenienza. "E’ facile dare addosso agli studenti, ma è una questione di come noi cittadini siamo capaci di rispettare le regole ed essere così un punto di riferimento per i ragazzi – commenta il preside del Roncalli di Poggibonsi, Gabriele Marini – ovviamente non esiste il rischio zero se non si rispettano le regole, e a scuola non mancano. Noi la nostra parte la facciamo".

Se quindi è una questione di buon senso, allora il mantenimento delle scuole aperte è una responsabilità sociale, così come la loro chiusura è un fallimento collettivo. "La preoccupazione nasce dall’incertezza che questa organizzazione possa reggere fino alla fine dell’anno. Cosa accadrà la prossima settimana non è dato saperlo – continua Marini -. L’importante è avere una prospettiva, senza di questa si rischia di generare una mancanza di fiducia da parte dei ragazzi".

Teresa Scarcella