
Il provveditore e il presidente Rossi: "Fu un errore la concentrazione di quote della Banca". I nuovi equilibri per far convivere "conservazione del patrimonio e adeguata redditività".
Basta un’immagine per raccontare il passaggio tra cosa era e cosa è la Fondazione Mps: è una slide che Marco Forte, provveditore di Palazzo Sansedoni, illustra non senza rammarico. Il picco discendente del patrimonio, che dai 5,7 miliardi del 2008 ai 421 milioni del 2016, è uno schiaffo che fa male ancora oggi. Ma al tempo stesso quella slide è ingenerosa, sottolinea ancora Forte, perché non fa risaltare la crescita ai 580 milioni di oggi. Una crescita lenta, sostenuta anche dalla transazione con Banca Mps, ma che testimonia anche la missione della Fondazione in questi anni: "Dobbiamo far convivere due concetti che possono sembrare in contrasto: la gestione e conservazione del patrimonio, motore per creare nuove risorse, con un’adeguata redditività". Da qui le scelte avviate a partire dal 2015, dopo il biennio che aveva consentito di mettere in salvo Fondazione a seguito della crisi 2009-2013.
"Si sono fatti passi da gigante – spiega Forte – avendo come obiettivo anche ciò che lasceremo alle prossime generazioni". Da qui le novità sui bandi (non più quello unico che produceva le ben note ’lenzuolate’ di utili) "inserendo anche elementi fondamentali come coprogettazione, partenariato, approccio pluriennale, tensione all’innovazione di processo".
Una strategia completamente e necessariamente diversa al passato (che in totale ha riversato 2 miliardi sul territorio): 12 milioni oggi a fronte di un picco di 232 milioni. "Ma dal 2020 il rapporto tra erogazioni e patrimonio ricalca quello fino al 2006, la Fondazione ha cioè fatto quello che poteva rispetto al patrimonio", dice Forte, difendendo quella logica di non aumentare eccessivamente il livello di erogazioni (come fu fatto negli anni immediatamente precedenti al disastro di Antonveneta), ma di avere sempre la barra dritta sulla conservazione del patrimonio, come logica inderogabile per proseguire nell’attività istituzionale. Anche perché, precisa, "dal 2020 al 2024, i 53 milioni di erogazioni hanno attivato risorse per 83 milioni. Il cofinanziamento è una leva importante per responsabilizzare tutti".
È una strategia considerata fondamentale, per un ente che si è ritagliato una dimensione nuova, lontana dai fasti ma anche dagli errori del passato. "A Siena la forte concentrazione sulla banca conferitaria ha portato a vicende dolorose", ha detto Forte nella sua relazione. E,a margine, il presidente Rossi ha confermato: "La concentrazione nell’attivo del patrimonio della Fondazione sulla Banca Mps è stato certamente un errore che la Fondazione naturalmente ha pagato. D’altra parte però questo era un territorio dove questo mito del 51% era inattaccabile; guai a chi si provava a contestarlo. Ma è stato un errore".
Orlando Pacchiani