La pillola Merck è alle Scotte. "Antivirale contro le varianti"

Le prime 20 confezioni sono arrivate nella farmacia del Policlinico. Il direttore di Malattie Infettive: "Allenterà la pressione sugli ospedali"

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La pillola antivirale messa a punto dal colosso farmaceutico americano Merck Sharp & Dohme è arrivata alle Scotte. La farmacia del policlinico da mercoledì sera custodisce 20 confezioni di pillole anti-Covid per altrettanti trattamenti. Un passo in avanti nella lotta al virus come osservato dal direttore di Malattie Infettive delle Scotte, Mario Tumbarello (foto in alto).

Professore, a chi saranno prescritte le prime terapie?

La segnalazione dei pazienti da trattare con la pillola antivirale partirà dai medici delle Usca e da quelli di medicina generale. Non potrà essere somministrata a pazienti ricoverati. La platea che ne avrà accesso è la stessa che puà usufruire degli anticorpi monoclonali.

E cioè?

Potrà essere somministrata a pazienti non ricoverati che hanno sviluppato da poco la malattia in forma lieve o moderata che dovranno assumerla entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi. Si tratta di persone che non hanno una malattia grave ma con fattori di rischio come, ad esempio immunodepressione, un grave diabete. Si tratta di persone che si trovano in casa.

Quanto dura il trattamento?

I pazienti dovranno assumere quattro compresse due volte al giorno per 5 giorni. Assumere questo tipo di terapia è molto più agevole.

Perché?

Prima di tutto perché si assume per bocca, ma soprattutto perché si tratta di un antivirale. In quanto tale ’funziona’ a prescindere dal tipo di variante che andrà a combattere.

A differenza dei monoclonali?

Non tutti i monoclonali funzionano con Omicron, da quanto emerge dagli studi. Parte della loro efficacia potrebbe essere persa con la variante. Ma anche la pillola non è esente da controindicazioni e non rappresenta una terapia efficace al 100 per 100.

Come mai?

Va usata in maniera attenta. Perché magari una parte dei pazienti che possono essere ’eleggibili’ poi possono sviluppare controindicazioni. Per esempio è sconsigliato a chi è in gravidanza o in allattamento perché non è stato sperimentato in queste condizioni.

Potrà però ridurre la pressione sugli ospedali.

Sì, è questo uno dei vantaggi. La pressione sugli ospedali sta aumentando e la situazione non è tranquilla perché l’aumento dell’assistenza in area Covid, si ripercuote sugli altri servizi.

Quando arriveranno le altre scorte di pillole anti-Covid?

Presto, ma in maniera limitata. Intanto va costruito un percorso di accesso alla terapia e ci sono numerosi fattori da valutare. Sarà poi l’ospedale a ricevere le segnalazioni da Usca e medici di medicina generale e valutare a chi prescrivere la terapia.

Non avete paura dell’effetto collo di bottiglia?

No, i criteri stabiliti dall’Aifa per la somministrazione sono molto rigidi e con i medici Usca esiste un ottimo rapporto e un percorso collaudato: finora abbiamo somministrato 240 monoclonali autorizzati da Aifa e circa 70 per i pazienti della sperimentazione Tls. Sono numeri importanti.

Ne usciremo mai?

Dipende, come sempre da tutta la popolazione: da come vengono recepite le indicazioni, dai vaccini che faremo e da quanta prudenza useremo tutti .

Claudio Capanni