La firma della Valdelsa al museo dell’Urlo di Munch

L’allestimento della struttura di Oslo è frutto del lavoro di uno studio di architetti di Poggibonsi

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Una forte impronta valdelsana sul nuovo Museo Nazionale di Oslo, inaugurato in questi giorni dopo un lungo iter progettuale iniziato nel 2010. A curare l’allestimento del prestigioso spazio espositivo della capitale norvegese, uno studio di architetti dalle solide radici nel nostro territorio, anche se da qualche tempo la sede è stata trasferita da Poggibonsi a Firenze: lo Studio Associato Guicciardini & Magni Architetti, fondato più di due decenni or sono da Piero Guicciardini, Marco Magni e Nicola Capezzuoli a cui si sono poi affiancati Edoardo Botti, Giuseppe Lo Presti, Pierandrea Martinelli e Maria Cristina Rizzello.

Lo studio è da sempre impegnato nella progettazione per beni culturali e ha realizzato 50 musei e 80 mostre temporanee in tutta Europa, continuando a operare anche nel territorio dove hanno realizzato progetti di architettura come il Teatro Politeama di Poggibonsi, il restauro del Teatro del Popolo di Colle e del Teatro Comunale di Castelfiorentino. Adesso Guicciardini & Magni appongono la loro firma sul più grande museo della Scandinavia, con un patrimonio di più di 6mila oggetti esposti in una superficie di oltre 10mila metri quadrati con 84 sale espositive.

L’innovativo Museo Nazionale di Oslo riunisce sotto un unico tetto le collezioni in precedenza ospitate in quattro differenti sedi espositive. Accogliendo dunque nella medesima casa, oltre al celeberrimo ‘Urlo’ di Munch e altre sue rilevanti opere, anche una ricca collezione di opere d’arte, che va dall’antichità al contemporaneo, e una preziosissima raccolta di oggetti di design.

"Un allestimento che ci ha impegnato costantemente negli ultimi sei anni – afferma l’architetto Magni – e che costituisce un punto di svolta nel panorama museografico internazionale. Abbiamo guidato un processo democratico che ha coinvolto un centinaio di esperti del museo, tra curatori, conservatori, restauratori, tecnici oltre a noi architetti museografi, l’illuminotecnico Massimo Iarussi, lo studio grafico Rovai Weber, l’esperto multimediale Alain Dupuy, verso una grande creazione collettiva: un museo nel quale il visitatore si trova al centro dell’esperienza e interagisce in un modo nuovo con le opere d’arte. Un museo inclusivo e aperto, un luogo di studio, apprendimento, contemplazione, ma anche - conclude Magni - di accoglienza, interazione, socializzazione".

Paolo Bartalini