Il sindaco Luigi De Mossi deciderà tra 10-15 giorni se ricandidarsi o meno alla guida del Comune di Siena. Ma il pendolo delle sue intenzioni politiche, anche a causa delle pressioni del nucleo storico del ’ricciarello magico’ in questa fase pende per l’accettazione. Non solo per l’assist dell’onorevole Donzelli, ma anche per la spinta del ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, che avrebbe detto al sindaco e al suo entourage "l’unica ragione perché tu non ti ricandidi è un tuo trasferimento in Nuova Zelanda". Ma un conto sono le spinte romane, un altro sono le alleanze da ricucire nella coalizione di centrodestra. Le reazioni dei coordinatori senesi dei tre partiti sono la fotografia della partita di ping pong che i partiti stanno giocando con De Mossi. Aspettano che lui accetti ’il paseo de honor’, una buonuscita onorevole, per poi far partire la caccia al candidato alternativo. O alla candidata, visti i nomi circolati alla vigilia. L’aspetto più stuzzicante di questa ’danza immobile’ è che ognuna delle due parti usa l’ormai noto sondaggio commissionato a Demetra per spostare il pendolo dal proprio lato. I consiglieri più vicini a De Mossi sbandierano il fatto che la forchetta più alta di quel campione di 700-800 senesi intervistati, assegnerebbe al sindaco una percentuale sopra il 30%. Un paio di punti in più di Francesco Frati, indicato come possibile candidato del centrosinistra, all’epoca del sondaggio. Gli altri nomi, da Fabio Pacciani a Emanuele Montomoli, e persino da Stefano Scaramelli a Massimo Sportelli sono staccati nettamente, hanno percentuali a una sola cifra. E’ un sondaggio vecchio di settimane, inoltre l’ex rettore Frati si è tirato fuori dalla contesa elettorale. Ma il dato che viene usato invece dai partiti di centrodestra è quello sulla percentuale di chi non voterebbe in nessun caso De Mossi, chiunque sia il suo avversario all’eventuale ballottaggio. Anche se risultasse avanti al primo turno, due settimane dopo, sempre stando al sondaggio, il sindaco attuale perderebbe il duello. Le ragioni di quei dati sono intrinsecamente legate alla lunga serie di strappi con le istituzioni della città, con gli alleati di maggioranza e persino all’interno della giunta, inanellata in questi 4 anni e mezzo di mandato. Con gli ultimi casi roventi che hanno accentuato il solco nel centrodestra.  Pino Di Blasio

Cronaca

I giorni di stallo dopo la missione del sindaco a Roma



Il sindaco Luigi De Mossi deciderà tra 10-15 giorni se ricandidarsi o meno alla guida del Comune di Siena. Ma il pendolo delle sue intenzioni politiche, anche a causa delle pressioni del nucleo storico del ’ricciarello magico’ in questa fase pende per l’accettazione. Non solo per l’assist dell’onorevole Donzelli, ma anche per la spinta del ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, che avrebbe detto al sindaco e al suo entourage "l’unica ragione perché tu non ti ricandidi è un tuo trasferimento in Nuova Zelanda".
Ma un conto sono le spinte romane, un altro sono le alleanze da ricucire nella coalizione di centrodestra. Le reazioni dei coordinatori senesi dei tre partiti sono la fotografia della partita di ping pong che i partiti stanno giocando con De Mossi. Aspettano che lui accetti ’il paseo de honor’, una buonuscita onorevole, per poi far partire la caccia al candidato alternativo. O alla candidata, visti i nomi circolati alla vigilia.
L’aspetto più stuzzicante di questa ’danza immobile’ è che ognuna delle due parti usa l’ormai noto sondaggio commissionato a Demetra per spostare il pendolo dal proprio lato. I consiglieri più vicini a De Mossi sbandierano il fatto che la forchetta più alta di quel campione di 700-800 senesi intervistati, assegnerebbe al sindaco una percentuale sopra il 30%. Un paio di punti in più di Francesco Frati, indicato come possibile candidato del centrosinistra, all’epoca del sondaggio. Gli altri nomi, da Fabio Pacciani a Emanuele Montomoli, e persino da Stefano Scaramelli a Massimo Sportelli sono staccati nettamente, hanno percentuali a una sola cifra.
E’ un sondaggio vecchio di settimane, inoltre l’ex rettore Frati si è tirato fuori dalla contesa elettorale. Ma il dato che viene usato invece dai partiti di centrodestra è quello sulla percentuale di chi non voterebbe in nessun caso De Mossi, chiunque sia il suo avversario all’eventuale ballottaggio. Anche se risultasse avanti al primo turno, due settimane dopo, sempre stando al sondaggio, il sindaco attuale perderebbe il duello.
Le ragioni di quei dati sono intrinsecamente legate alla lunga serie di strappi con le istituzioni della città, con gli alleati di maggioranza e persino all’interno della giunta, inanellata in questi 4 anni e mezzo di mandato. Con gli ultimi casi roventi che hanno accentuato il solco nel centrodestra. 
Pino Di Blasio

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