"La canzone del cuore è ’Vestita di bianco’"

Michele Pecora e la magia della musica degli anni ’70 "L’Italia è famosa per la melodia. I Maneskin oggi sono la novità"

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Tra i premiati, a San Gusmé, per "Stelle dello spettacolo" il cantautore e poeta Michele Pecora, che ha un pubblico affezionato dopo il boom con "Era lei" a fine anni ’70. "Questo premio per me ha un significato molto profondo, perché intendo le stelle non nel senso di grandezza bensì di luminosità, che ci accompagna durante il nostro percorso creativo. E’ la luce che si accende quando sai di aver scritto una cosa bella. Vuol dire che ciò che ho fatto e scritto ha lasciato una sua traccia, proprio come la scia di una stella". "Conosco il Chianti, non sono intenditore ma appassionato di vini e il Chianti è tra i più famosi. Forse a volte è un marchio anche usato un po’ impropriamente mentre sappiamo che Chianti è una zona ben delineata".

La sua storia viene da lontano "Gli anni ’70 sono stati un concentrato straordinario per la musica, ricco di innovazioni. Si respirava un’aria straordinaria, anni di grande solidarietà e partecipazione. Milano a quell’epoca era straordinariamente creativa. Chissà se quel periodo potrà mai tornare".

Parliamo di poesia e canzoni

"Ogni tempo ha il suo linguaggio. Non credo che in tempi contemporanei la canzone possa sostituire la poesia. Soluzioni ritmiche diverse. C’è da dire però che i grandi poeti del passato si sono confrontanti con la canzone. I poeti ci saranno sempre indipendentemente dalle canzoni. Il ruolo della poesia ieri come oggi è quello di raccontare i sentimenti. Dalla gioia alla tristezza alla malinconia. E’ importante il linguaggio con cui si racconta. L’aspetto più importante a mio avviso nei poeti è proprio l’intuizione".

A quale brano è più legato?

"La canzone a cui sono più legato, a parte ‘Era lei’, è ‘Vestita di bianco’. L’ho scritta quando avevo 17 anni, e sono riuscito a parlarne così come l’ho pensata".

La musica in Italia oggi?

"Ho vissuto un periodo in cui la musica italiana ha avuto un grande riscontro all’estero. Noi siamo sempre stati conosciuti per l’aspetto melodico. Oggi il grande successo dei Maneskin mi fa ben sperare, anche con apertura ad altri tipi di culture non essendo legati alla tradizione della melodia".

Andrea Ciappi