La bolla Covid resta, Abbadia senza pediatra

Avrebbe dovuto essere chiusa ieri nell’ospedale. La Cgil lancia l’allarme: "Famiglie dirottate verso medici di medicina generale"

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di Massimo Cherubini

La bolla Covid dell’ospedale di Abbadia San Salvatore non si sgonfia. Aperta poco dopo gli inizi della pandemia ieri, secondo quanto annunciato da tempo dai dirigenti della Asl, avrebbe dovuto chiudersi. Sei posti letto, da giorni, per fortuna, tutti liberi. Nessun ricoverato. Ma il mini reparto non chiude. Resta aperto per fronteggiare un eventuale ritorno del picco pandemico. Riapre invece, quasi per una sorta di compensazione, il reparto ‘Modica’. Sei posti letto destinati a quei pazienti che possono essere dimessi, ma non rientrare nelle proprie case. Non sono ancora nelle condizioni della piena autosufficienza. Necessitano di cure seguite dal medico. Ecco che vengono, quindi, ospitati in questo reparto e seguiti dai medici di famiglia.

Da notare che anche i servizi Modica erano stati sospesi per dare spazio alle cure intermedie covid. Sta di fatto che i reparti, e di conseguenza i servizi dell’ospedale, non tornano a pieno regime. E non solo a causa della bolla. Ma per una continua, lenta quanto costante, perdita di importanti figure professionali. Da oltre un anno nelle ore notturne, e anche per qualche giorno della settimana, manca l’anestesista. Il pronto soccorso è chiamato a operare, per fronteggiare, casi di emergenza, senza una figura professionale essenziale. Non è finita qui. Sono andati via altri medici, importanti specialisti come il cardiologo, senza sostituzione. Un ospedale di prossimità che regge alle emergenze grazie all’encomiabile lavori di medici ed infermieri. Operano fortemente sotto organico. Le risposte, concrete, sul fronte del personale e dell’autonomia della struttura non arrivano. I medici non si trovano, questa è un’attenuante vera. Ma con altra sincerità si deve osservare che non c’è una compensazione delle carenze tra le diverse strutture ospedaliere. Di medici senza lavoro ce ne sono pochi. Di specialisti meno. Quelli che optano per una sede montana ancor meno. Il risultato: minori servizi, liste di attesa che si allungano.

Il problema non risparmia il territorio, i cittadini dei comuni dell’Amiata Val d’Orcia. Da inizio mese anche senza il pediatra. Non è stato sostituito, non lo sarà a breve. Su questo tema la Cgil mette in guardia. "Ciò produrrà - sostiene il sindacato - una concreta difficoltà nella qualità del servizio dedicato a questa delicata utenza con il ricorso diffuso a specialisti privati non convenzionati. Il privato vince e il sistema pubblico perde. Chiediamo con forza alla Asl e alla Società della Salute di mettere in campo ogni azione utile al reperimento della figura pediatrica in carenza".