"Siena sarà più veloce di Genova. C’è già il nucleo dell’Istituto di Biotecnologie"

Fabrizio Landi, presidente Tls: "L’ipotesi di Letta ruota sui nostri ricercatori, poi si irradierà in altri centri. Anticorpi, non darò più date per i test"

Fabrizio Landi, presidente Fondazione Tls

Fabrizio Landi, presidente Fondazione Tls

Siena, 22 ottobre 2021 - Fabrizio Landi semina nel corso dell’intervista parole e forme societarie che vanno dalle Fraunhofer al Max-Planck Institute, passando per l’IIT di Genova e lo Human Technopole di Milano. Partendo dalla proposta di legge, annunciata dal deputato di Siena, Enrico Letta, che sta per essere depositata alla Camera, per far nascere l’Istituto Italiano di Biotecnologie. "E’ importante - ammette il presidente di Tls - che il processo del nuovo Istituto passi per una legge ad hoc. Dovrà essere una struttura dello Stato che deve avere una sua autonomia".

Ha idea della dotazione patrimoniale che potrebbe avere? "In Tls stiamo facendo delle simulazioni per poter avanzare delle proposte concrete. La priorità sarà definire gli ambiti di lavoro per evitare doppioni". Lo Human Technopole si occupa già di Scienze della Vita.. "A Milano la vocazione è più di ricerca di base, l’Istituto di Genova invece è focalizzato sullo sviluppo industriale, sulla ricerca applicata che deve trovare poi lo sbocco in prodotti". Nella legge si parlerà anche di spazi e strutture? "Come ha anticipato l’onorevole Letta nell’intervista, l’ipotesi realistica è che per i primi due anni l’Istituto di Biotecnologie cresca attorno al nucleo di competenze di Toscana Life Sciences. Non dalla parte di incubatore di imprese, ma da quella della ricerca. In modo che possa partire subito, appena istituito per legge". Sarà anche accademia? "Assolutamente no. Dobbiamo guardare ai modelli tedeschi, oltre ai due esempi italiani. In Germania lo Stato finanzia, solo in parte, i Fraunhofer, una rete di 60 istituti di scienze applicate, dall’informatica alla fisica, dall’ingegneria biomedica al laser, che sono molto legati con le imprese, dalle quali ricevono due terzi dei fondi e danno lavoro a 24mila ricercatori. E poi finanzia i Max-Planck, istituti dove si pensa alla ricerca di base". Il modello senese sarà un Fraunhofer? "Sarà più vicino all’esempio di Genova. Un centro a Siena da quale si irradieranno decine di sedi periferiche, prima in Toscana e poi in tutta Italia". Quanti anni ci vorranno? "L’Istituto italiano di Tecnologia è nato per legge in maniera rapida. Poi Roberto Cingolani, attuale ministro per la transizione ecologica, ci ha messo due anni per assumere i ricercatori. Noi saremo pronti a partire dal giorno dopo la legge, grazie al nucleo di ricercatori Tls". Sarà anche la sede finale? "I laboratori Tls saranno la prima sede, non quella definitiva. Ci vorranno centinaia di ricercatori, ma per i progetti serviranno passaggi dedicati. Li proporremo a chi gestirà il processo, sapendo che il Governo e le istituzioni pubbliche saranno i primi sponsor di questa iniziativa". Per Siena che benefici ci saranno? "L’Istituto di Tecnologia ha cambiato Genova radicalmente, noi possiamo migliorare quell’esperienza. Essere più rapidi, sfruttare i gruppi di ricerca come il Mad Lab o il nucleo Tls. L’incubatore resterà il gestore del distretto, l’Istituto penserà alla ricerca applicata". Sugli anticorpi monoclonali si registrano altri ritardi... "La prima fase della sperimentazione, a questo punto, sarà fatta in Italia. Mancano 70-80 pazienti per concluderla, anche con i contagi ridotti potremmo farcela. Per le ulteriori fasi guardiamo anche all’estero". A metà settembre erano 214 i pazienti ai quali erano stati somministrati gli anticorpi Tls: 57 a Pisa, 57 a Firenze, 36 a Siena, 41 a Parma, pochi in altri ospedali. Ora siamo a 270. "Gli ospedali toscani e Parma continuano, ma i contagiati sono pochi. Speriamo ancora di farcela, servirebbe uno sforzo collettivo per far capire alle persone che arrivare ad autorizzare una terapia con anticorpi made in Italy è un vantaggio per tutti. L’anticorpo Tls deve ancora dimostrare di essere il più efficace di tutti, serve un aiuto collettivo per mettere insieme i dati da sottoporre alle autorità". Vorrebbe esportare il modello toscano in altre regioni? "Noi speriamo ancora, in fin dei conti mancano 80 volontari. Non darò più date, siamo stati smentiti troppe volte. Ma una cura che si affianca al vaccino anti Covid sarà decisiva per far restare l’Italia un Paese virtuoso nel controllo della pandemia".