Beve insetticida e muore: "Babbo credeva fosse vino"

Drammatica testimonianza ieri in tribunale del figlio. "La saliva era bluastra. Da allora non ha più mangiato, né bevuto. Poi è morto"

Carabinieri

Carabinieri

Siena, 31 gennaio 2023 - "Quel giorno ero lì. Tornai a casa. Sentii mio nipote che diceva ’Zio, zio, il nonno sputa roba blu dalla bocca. Si sente male’. Mi avvicinai e vidi che, effettivamente la sua saliva era bluastra". Inizia così il lungo racconto, a tratti drammatico ma lucido, del figlio di un agricoltore di 72 anni che viveva in Val d’Orcia. E che sarebbe morto, sostiene la procura, per via delle conseguenze dovute all’ingestione di un potente insetticida utilizzato per combattere la mosca che attacca gli olivi. L’anziano spirò tre mesi dopo il fatto, accaduto nel settembre 2020 a seguito di uno shock settico nella struttura di Montevarchi dove era stato in ultimo trasferito. Si è aperto con la delicata testimonianza, ieri pomeriggio, il processo che vede imputati per omicidio colposo due parenti del 72enne, il fratello ed un cugino, difesi rispettivamente dall’avvocato Sebastiano Sani di Grosseto e da Ivan Lo Castro con la collega Francesca Terribile di Roma. Il figlio della vittima, unitamente al fratello anche lui ieri in aula, si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Emilio Festa di Terni.

"Perse conoscenza mio padre – ha raccontato al giudice Francesco Cerretelli –; chiamai il 118, mio fratello". Vengono ricostruite nel dettaglio quelle fasi concitate quando ancora nessuno aveva compreso cosa fosse accaduto. "Il medico dell’ambulanza pensò subito ad un’intossicazione ma non sapevamo aiutarlo. Fu prima portato all’ospedale di Abbadia e da qui, con l’elisoccorso, al policlinico di Siena". Il figlio spiega "che i sanitari ci mostrarono poi la sostanza che gli avevano trovato nello stomaco, bluastra. Ma non sapevamo di cosa si trattasse. Fu la mattina seguente, il 5 settembre mentre ero in ospedale a Siena, che ricevetti una telefonata mio fratello che aveva capito cosa aveva ingerito nostro padre". Si trattava di un potente insetticida, il Rogor , usato per gli olivi. Sarebbe stato fermato infatti dallo zio che gli chiedeva notizie del fratello. "Fu lui a dirgli che aveva un dubbio, non ci aveva dormito tutta la notte. Temeva che avesse bevuto dalle bottiglie che gli erano state portate con il Rogor". Era stato lasciato sugli scalini di casa, incustodito. Per di più dentro due bottiglie di plastica con l’etichetta dell’acqua minerale. "Mentre era alle Scotte ricoverato – ribadisce più volte in aula il figlio – mi disse di aver bevuto da quella più grande pensando che dentro ci fosse vino". Non è facile tornare indietro a quei mesi terribili, l’uomo si commuove. "No, non credo che lo zio avesse il patentino necessario per somministrare la sostanza", risponde all’avvocato Festa mentre il collega Lo Castro lamenta più volte "che così non si può condurre il contro-esame". "Mio padre non aveva gravi malattie. Era autosufficiente, faceva lavoretti aiutano mio fratello in azienda, oppure accudendo i miei cani. Una persona normale". Che dopo l’ingestione del Rogor, però, "veniva alimentato tramite un sondino. Non è più riuscito a mangiare, né a bere da allora". Poco prima delle 18 è terminata l’udienza con un rinvio per ascoltare i testimoni presenti a palazzo di giustizia ma che non è stato possibile sentire ieri, più i carabinieri e il medico di famiglia.