Inferno strozzini, viaggio nel girone dei debitori

Padri indebitati, anziani che giocano d’azzardo e commercianti in rosso: chi bussa alla Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura

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C’è il commerciante col fido in banca sotto zero che doveva chiudere in pochi giorni i 10mila euro di debiti con i fornitori, per continuare a tenere aperta la copisteria. Ma anche l’over 65 che ha acceso il mutuo per la nuova casa del figlio, fresco di matrimonio. Oppure il manovale di 45 anni: dopo aver comprato il suv dei sogni, si è trovato a sborsare fior di quattrini per combattere il male nero che, nel frattempo, cercava di scavarsi il nido nella sua compagna. Storie di vita ruvida che scortica esistenza e pelle di famiglie. Persone reali. Anche senesi.

Come le circa 700 persone che nel 2020 hanno bussato ai 44 centri d’ascolto della ‘Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura’, Onlus che dal 2004 con 180 volontari aiuta chi finisce a un passo o nella morsa degli strozzini, rimettendo in sesto i loro bilanci, garantendo assistenza, ma soprattutto offrendo garanzie alle banche in modo da far ottenere prestiti agevolati fino a 25mila euro e mutui fino a 200mila euro. La pandemia ha silenziato le richieste d’aiuto, precipitate da una media di mille annuali alle 700 del 2020. Ma i cravattari hanno continuato il business e sono dientro l’angolo. "Le persone – spiega il presidente Lelio Grossi – sono venute in misura minore perché per aprirsi serve la presenza fisica. In media ci vogliono 5 o 6 incontri per avere un quadro chiaro della loro situazione economica e costruire un rapporto". Durante i quali gli ’usurati’ vuotano il sacco. Parlare è dura, molti si vergognano. Come chi è finito al limite dell’abisso per un tv led da 50 pollici o per affitti troppo salati da pagare.

"Tra i più colpiti con il 26 per cento delle richieste d’aiuto c’è chi ha un’impresa in stato di crisi". Sono stati circa 180 in Toscana che a Siena diventano circa 10 persone. La punta di un iceberg sommerso che non fiata e subisce in silenzio. Perché a scricchiolare sotto il peso di protesti, interessi anche del 190 per cento e bilanci familiari tramortiti è stato soprattutto il ceto medio. "Persone abituate a un certo tenore di vita e che si sono mosse ali limite delle loro possibilità". Il confine è stato varcato con una spese imprevista: come quella derivante da una malattia. "Nell’anno della pandemia la Fondazione è riuscita a far accendere prestiti per 7 milioni di euro". Serviti per far sfuggire dal girone degli strozzati almeno 100 senesi in totale, circa il 13 per cento delle richieste toscane.

Ma cosa spinge a un passo dall’usuraio? "Sul totale il 21 per cento, ha chiesto aiuto per sovraindebitamento per uso non corretto del denaro". Hanno speso cioè più di quanto si potessero permettere. "Il grosso delle pratiche riguarda persone che hanno dai 45 ai 50 anni, con il 23 per cento del totale, ma sono in aumento gli over 65 con il 12 per cento". A far andare in rosso è sempre più il gioco d’azzardo (il 2 per cento, circa 20 persone l’anno), ma anche gli stessi figli.

"La casistica è infinita. Ma molti si indebitano per i figli o per salvare la casa accendono dei mutui a nome loro, anziché cointestarli al figlio per non farlo apparire: nella nostra città si vive anche di immagine". Un peccato di vanità che può costare caro. Gli altri sovraindebitati sono le persone finite nella lista nera delle banche. "Non riescono a ‘tenere’ il credito bancario ordinario e vengono segnalati come cattivi pagatori". E una volta in black list addio fido e prestiti. Resta solo l’usuraio. "In quel caso interveniamo e lasciamo una garanzia alla banca nella misura del 75 per cento dei soldi depositati. In questo modo gli facciamo ottenere un finanziamento per superare la sofferenza".

La Fondazione, ogni anno mette a segno anche circa 90 interventi per salvare le case delle vittime di usura, evitando che finiscano agli strozzini. "Dal 2005 sono stati 1.488 interventi: famiglie che ora hanno una casa. Il nostro obiettivo non è mettere una toppa ai loro pantaloni, ma aiutarli a farsi pantaloni nuovi. E a camminare con le loro gambe". La pandemia ha rischiato di far sprofondare, anche senza passare dalle mani dell’usuraio, molti insospettabili. Nella nostra provincia il reddito medio disponibile ha subito una contrazione del 2.4 per cento, facendo scendere la media dei depositi bancari pro capite da 28mila a 20mila euro. In questa forbice nascono le difficoltà: chi non riesce a pagare condominio o spese mediche impreviste. O non riesce a far studiare i figli all’università. "Sono casi in aumento. Il Ministero ci ha autorizzato a fornire un ’credito di necessità’ a queste persone con finanziamenti fino a 30mila euro". I soldi vengono restituiti alle banche, garantite dalla Fondazione, quasi sempre. "Le persone, dopo aver ricevuto aiuto, fanno di tutto per onorare il prestito. Abbiamo una percentuale d’insolvenza inferiore a quella del sistema bancario".