Incidente Zanardi, parla l'autista del camion: "Mesi terribili, mai rifatta quella strada"

Marco Ciacci resta con i piedi per terra in attesa della decisione del giudice «Cosa vorrei dire al campione? Spero di cuore, mi creda, che si riprenda»

La scena dell'incidente (Lazzeroni)

La scena dell'incidente (Lazzeroni)

Siena, 27 aprile 2021 - «Non sono ancora riuscito a parlare con il mio legale, era in tribunale. Lo farò quanto prima per capire dell’udienza dal giudice». Parla Marco Ciacci, l’autotrasportatore di 45 anni che dopo mesi di angoscia ha ricevuto la prima bella notizia: la procura ha chiesto l’archiviazione. Nessuna responsabilità nell’incidente in cui è rimasto gravemente ferito il campione Alex Zanardi. Quando le hanno detto della richiesta di archiviazione? «Molto contento anche se resto con i piedi per terra perché deve ancora arrivare la decisione ultima del giudice».  Nessuna lacrima? «Un po’ di emozione, quella sì. Anche se era la conferma di quanto ho sempre saputo. Le lacrime le ho finite nei mesi scorsi, non so neppure io quanto ho pianto».  E’ stata dura rimettersi al volante di un mezzo pesante? «I primi due mesi sì, molto. Poi, sollecitato anche da mio fratello, dopo lo scorso agosto piano piano mi sono rimesso a lavoro. E’ difficile perché hai sempre paura che succeda qualcosa. Ora sono più tranquillo ma il pensiero c’è sempre».  Poco più di 10 mesi mesi dall’incidente sulla Sp 146: come sono stati? «Terribili. Soprattutto i primi tre. Lo sono stati per me, da parte di Zanardi sicuramente peggio. Questa vicenda segnerà per sempre la mia vita. Non la dimenticherò mai. Guardi, ricordo ogni particolare dell’incidente, in maniera chiarissima, come se fosse ieri. L’impatto, i rumori, l’istante in cui è successo...». La notte sogna quei momenti? «Ora fortunatamente no, però all’inizio c’è stata qualche nottataccia, di vera disperazione» E’ ripassato in quel tratto?  «Mai più. Faccio un giro diverso. Per qualche anno credo che sarà così».  Cosa l’ha aiutata in questi mesi a superare la situazione? «La famiglia, se non ce l’avessi avuta sarebbe stato un bel problema. Hanno cercato di tirarmi su, senza magari dare a vedere quanto anche loro erano provati».  Sui social le persone esprimevano immensa solidarietà e affetto al campione Zanardi ma anche nei suoi confronti c’è stata vicinanza.  «Non sono sui social, ho solo whatsapp. Me l’hanno detto gli amici, mia moglie. Ho saputo che tanta gente credeva che non ci fossero responsabilità da parte mia. Mi ha fatto enorme piacere, i trasportatori sono una categoria spesso nell’occhio del mirino. Ho ricevuto solidarietà dalle persone vicine e del paese, le ringrazio. Come pure il segretario della nostra associazione di categoria, la Fita Cna, Michele Santoni».  La cosa che più le ha dato noia? «Il mio nome e cognome sui media, dove abito, cosa faccio... Mi sono sentito come il mostro sbattuto in prima pagina».  Alex Zanardi sta continuando a combattere la sua grande battaglia: cosa si sente di dirgli? «Spero davvero, di cuore mi creda, che si riprenda quanto prima».