Incidente Zanardi, lo sfogo del camionista: "Sollevato dopo tredici mesi d’inferno"

Ciacci racconta la sofferenza nel veder puntato il dito contro di lui e la gioia dell’abbraccio con i figli per l’archiviazione del gip

Il tir guidato da Marco Ciacci che risaliva le curve della Sp 146 a Pienza

Il tir guidato da Marco Ciacci che risaliva le curve della Sp 146 a Pienza

Siena, 24 luglio 2021 - "Dopo tredici mesi di sofferenza mi sento più sollevato". Si lascia andare a un sorriso Marco Ciacci, 45 anni, il camionista di Castelnuovo Berardenga alla guida del tir coinvolto nell’incidente del 19 giugno 2020. La handbike di Alex Zanardi, campione di coraggio ed esempio per tanti che grazie a lui sono tornati a vivere nonostante la disabilità, si schiantò contro il mezzo pesante. Gravissime le condizioni dell’ex pilota di Formula 1, che ha poi subito numerosi interventi e prosegue il faticoso progetto di riabilitazione. Ciacci era l’unico indagato per lesioni colpose gravi: il gip l’ha scagionato accogliendo la richiesta di archiviazione del pm Serena Menicucci.

Ciacci, cosa ha pensato quando giovedì è arrivata la telefonata dell’avvocato? "Ci siamo. E’ andata bene". Adesso volta pagina. "La verità è che una cosa del genere non la scordi mai. Resterà indelebile, accompagnandomi nella vita". Sulla Sp 146, dove avvenne l’incidente, non è più ripassato. "Ho percorso l’altro giorno la Provinciale, ma ho preferito fare il giro più lungo". Ancora non si sente pronto. "Ne faccio volentieri a meno". In questi tredici mesi ha mai pensato di mettersi in contatto con la famiglia Zanardi? "Sinceramente no. Mi dispiace molto perché non sta bene. Mi creda, sono profondamente addolorato. Però leggere quelle frasi, che la colpa dell’incidente era mia. Poi, ripeto, capisco che la famiglia difenda le proprie ragioni..". E’ stata chiesta l’imputazione coatta per lei, si è affermato che a Siena non si voleva fare il processo. "Cose che non mettono di buonumore". A sostenerla, l’ha detto da subito, i suoi familiari. "Prima di tutto mia moglie Erica. Fondamentale nel tirarmi su di morale, spingendomi a guardare le cose in modo positivo". Lavora con suo fratello, anche lui è stato fondamentale. "I primi tempi mi diceva che non c’era furia di ricominciare, di farlo con calma quando me la sentivo. Ci ho messo due mesi e mezzo. Ad agosto 2020 ho provato a guidare ma non vedevo l’ora di tornare a casa". Quando i bambini hanno saputo che il loro papà era senza colpe? "Soprattutto il più grande contentissimo. Giovedì sera ci siamo abbracciati forte forte". Il momento più duro dei 13 mesi? "Il primo. E’ stato devastante. Il mio nome sempre sul giornale, quasi fossi un delinquente. I bambini lo vedevano in continuazione alla televisione, così non l’abbiamo più accesa. Cose che feriscono. Era il primo incidente con il camion in 24 anni: soffrivo perché venivo ingiustamente considerato un criminale, soffrivo perché una persona stava male e si trovava in ospedale". Si aggiorna sulle condizioni di Zanardi? "Leggo, ogni tanto. Spero che possa rimettersi. Per me è stato un calvario, anche se non voglio fare la vittima. Penso che per la sua famiglia sia molto dura". A chi dice grazie? "Senza moglie e famiglia non ce l’avrei fatta. Ho contato su amici veri, che ci sono sempre stati, quelli con cui sono cresciuto ed altri trovati da quando abitiamo a Montaperti". Sui social i cittadini hanno esppresso dolore per Zanardi ma anche vicinanza a Ciacci. "Non sono sui social! I commenti li raccontava Erica". Cosa nelle 16 pagine del provvedimento del gip l’ha più colpita ? "Non l’ho ancora letto. Lo farò con calma nelle prossime ore". E’ molto accurato. "Credo che prima di decidere la procura abbia approfondito tanto dimostrando di lavorare in modo coscenzioso". Potrebbero esserci nuove mosse legali da parte della famiglia Zanardi, in teoria anche l’istanza per riaprire l’inchiesta. "Non sono ferrato in queste cose però mi sento tranquillo".