Il testosterone è un’arma antiCovid "Più gravi gli uomini meno attivi"

Lo studio dell’Università di Siena con La Sapienza condotto su un campione di 600 maschi contagiati

Università di Siena

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Gli uomini, intesi come individui di sesso maschile, sono più predisposti a sviluppare forme gravi di Covid. In realtà non lo sono tutti gli uomini, ma alcuni, ovvero chi ha il recettore del testosterone meno funzionante. Una variante genetica, quella della funzionalità del testosterone che poi non è così rara ma assai diffusa. Tutto questo è in uno studio internazionale coordinato dall’Università di Siena, che ha coinvolto in Italia, tra gli altri centri, anche l’Università La Sapienza di Roma: si parla di predisposizione genetica, ovvero di varianti genetiche che rendono il recettore del testosterone meno funzionante, predisponendo gli individui di sesso maschile a sviluppare una malattia da Covid-19 molto più grave.

Lo studio, pubblicato sulla rivista EBiomedicine del gruppo Lancet, e condotto su una casistica di più di 600 maschi infetti dal virus Sars-Cov-2, pone le basi per futuri trials clinici sull’uso del testosterone in pazienti portatori di queste varianti. Il lavoro, coordinato dalla professoressa Francesca Mari dell’Università di Siena, spiega che è la funzionalità del recettore androgenico, il testosterone, legata alle sue varianti genetiche, la nuova chiave di lettura per comprendere queste discrepanze e l’evoluzione clinica dell’infezione nel maschio.

"Lo studio identifica uno dei fattori noti di suscettibilità alla malattia grave - inizia la professoressa Mari - e apre ora una prospettiva di trial clinici con ricadute terapeutiche". "Laddove il recettore del testosterone è meno attivo e regolare si sviluppano infezioni più gravi, ovvero c’è maggior danno tissutale - spiega la professoressa Alessandra Renieri, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Ateneo, responsabile della Genetica Medica delle Scotte e coordinatrice del consorzio nazionale GEN-COVID -. Se in questo primo step abbiamo capito che alcuni uomini, quelli con testosterone meno attivo, sono più suscettibili ad ammalarsi gravemente di Covid, ora dobbiamo capire con trial clinici come utilizzare il testosterone come adiuvante terapeutico in aggiunta al cortisone. Ed entriamo così nella medicina personalizzata".

Lo studio internazionale ha visto la partecipazione di numerosi centri clinici oltre all’Azienda ospedaliera universitaria Senese, che hanno reclutato pazienti in tutta Italia, e alla collaborazione interdisciplinare del gruppo di Bioingegneria dell’Università di Siena e di esperti di intelligenza artificiale del dipartimento di Ingegneria dell’informazione e Scienze matematiche dell’Ateneo, insieme ai gruppi di Endocrinologia di Siena e della Sapienza, utilizzando la piattaforma di sequenziamento recentemente implementata dall’Ateneo.

Paola Tomassoni