Il rasoio di Occam e il riduzionismo sulle foibe

Pino

Di Blasio

Una sciocchezza non perché Montanari abbia commesso il peccato di ’negazionismo’ sulle foibe. Ma perché abbia sposato il ’riduzionismo’, la derubricazione della tragedia dell’esodo, della fuga e del massacro di migliaia di italiani da parte dei partigiani titini jugoslavi, a genocidio minore, a dramma locale, a risposta, forse un po’ esagerata, delle violenze commesse dai fascisti aldilà del confine orientale d’Italia. Tale da non meritare una Giornata del Ricordo istituita per legge. La contabilità sulle vittime degli orrori è sempre sbagliata, il genocidio non è un crimine che ha come unità di misura un milione di morti. Nè valgono le percentuali sulla popolazione (in questo caso il cambogiano Pol Pot sarebbe insuperabile) o lo sterminio diventato sistema di governo. E’ la tesi di uno storico eccelso, Alessandro Barbero, che ha difeso Montanari, dicendo che "gli alpini mandati a morire in Russia, i civili uccisi nelle città bombardate, le vittime delle stragi nazifasciste non hanno un giorno a loro dedicato". Replica un po’ forzata e riduzionista anch’essa. Così come continuare a distinguere nazismo e comunismo nella gerarchia degli orrori. Roba da paleontologia politica. L’errore più grave di Montanari è stato quello di aver riportato indietro le lancette della storia e del dibattito politico sui crimini contro l’umanità. L’esatto contrario di quello che, almeno a parole, il futuro rettore dell’Università per Stranieri, voleva ottenere. ’Riducendo’ la valenza delle foibe ha fornito altre armi agli enfatizzatori delle foibe, a chi, per ricitare Barbero, ricorda solo le atrocità dei ’titini’ dimenticando quelle dei nazifascisti. La Giornata del Ricordo è legge perché per troppi anni la storia ufficiale ha occultato le foibe. Continuare a ’ridurle’ vuol dire cancellare venti anni. Tutto questo, però, non vuol certo dire che Tomaso Montanari debba dimettersi da rettore dell’Università per Stranieri. Dovrebbe cominciare a farlo, invece. E a esserlo.