"Il pm Nastasi rispose al telefono di Rossi"

L’audizione boomerang del colonnello dei carabinieri Aglieco. La descrizione ’surreale’ del sopralluogo quella sera nell’ufficio al Monte

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di Pino Di Blasio

Una deposizione boomerang, un’audizione ’double face’ che spalanca la porta a nuove polemiche e attacchi diretti contro la procura di Siena e i tre pm cotitolari dell’inchiesta sulla morte di David Rossi. In cinque ore di confronto davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta, colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, che il 6 marzo del 2013 era il comandante provinciale dell’Arma, prima attacca tutte le inchieste televisive e le testimonianze di sedicenti escort e persone informate sui fatti, sui festini a luci rosse nelle ville senesi. Poi però racconta del sopralluogo nella stanza di David Rossi, al terzo piano di Rocca Salimbeni. E disegna uno scenario incredibile, di cestini rovistati con una penna e rovesciati sul tavolo per trovare gli ultimi scritti di David, di pm che rispondono al cellulare della vittima, di fazzoletti sporchi di sangue spostati e di inquinamenti sulla scena del crimine così evidenti, da sembrare surreali.

Il bello è che il colonnello Aglieco non sarebbe dovuto nemmeno essere lì. Ai commissari inquirenti, e prima ai giudici di Genova, ha raccontato di aver seguito gli agenti di polizia incaricati delle indagini, prima di allertare il radiomobile nel vicolo del Monte Pio dove c’era David Rossi morto. E poi di essere entrato nell’ufficio al Monte dei Paschi, assieme ad altre nove persone, una folla in una stanza, senza che non ci fosse nessuno della scientifica a ’congelare’ la scena.

"Il telefono di Rossi ha squillato un paio di volte - ha rivelato il colonnello dei carabinieri, rispondendo alle domande dell’onorevole Luca Migliorino -. Una era la telefonata del giornalista Tommaso Strambi, ma il ricordo potrebbe essere distorto dalla sua deposizione, e e un’altra era la telefonata dell’onorevole Santanché", telefonata che ricordo perfettamente". "Qualcuno rispose a quel telefono?" chiedono i commissari. "Mi sembra di ricordare il dottor Nastasi", ha risposto l’ufficiale. "Si sono parlati?", gli è stato anche chiesto. "Gli avrà solamente detto ‘Sono il pubblico ministero, richiami", ha risposto ancora Aglieco. "Dagli atti risulta che la telefonata con la Santanché è durata 38 secondi". "E quindi ci avrà parlato", ha concluso il colonnello. "Le sembra normale che un pm risponda a un telefono presente sul luogo di un reato?". La isposta: "Francamente non lo so, se sia normale perché non è previsto da nessuna parte, né sì né no, se sia opportuno forse...". E quando fanno notare al colonnello che quella risposta alla telefonata non compare in nessuna relazione agli atti, la replica è ancora più secca: "Il pm è il titolare dell’inchiesta, è il signore e padrone della scena criminis".

E’ la rivelazione che innesca un nugolo di polemiche. I tre pm che erano in quella stanza, Antonino Nastasi, Nicola Marini e Aldo Natalini, non replicano ufficialmente. Ma smentiscono che il cestino sia stato rovesciato sul tavolo e che qualcuno abbia risposto al telefono di Rossi. Quei foglietti che sarebbero stati scritti da David, ’ho fatto una cazzata’, sarebbero stati appoggiati sul tavolo e ’fermati’ con un libro. E poi viene rispolverata la dichiarazione di Daniela Santanché ad Agorà, il 30 ottobre 2017, con Davide Vecchi. "Non è vero, nessuno ha risposto alla telefonata. Ricordo benissimo, per me era un amico, di averlo chiamato e di non aver avuto risposta. E di aver saputo poco dopo che non c’era più".