"Il nostro cervello è come una rete elettrica"

Emozioni, informazioni e movimento guidati dall’attività elettrochimica: il professor Rossi svela nel suo libro le ultime scoperte

Migration

Un libro racconta dove nasce l’informazione nervosa, come si sposta, come funzionano le connessioni cerebrali, cosa sono le oscillazioni cerebrali. ‘Il cervello elettrico. Le sfide della neuromodulazione’ (Raffaello Cortina Editore) è un testo apparentemente ostico, ma raccontato con divertenti episodi della ‘vita da scienziato’ del suo autore, il professor Simone Rossi, docente di Neurofisiologia all’Università di Siena e attuale segretario della Società italiana di neurofisiologia clinica.

Professore, cosa significa questo titolo? Perché elettrico?

"Il Cervello elettrico è ovviamente una semplificazione, ma riflette bene il fatto che i nostri neuroni (le cellule nervose) devono comunicare fra di loro per produrre emozioni, movimenti, sensazioni e sentimenti, così come per regolare le nostre funzioni tipo il ciclo sonno-veglia, respirazione, frequenza cardiaca, secrezione di ormoni. Siamo fatti di elettricità: il nostro cervello funziona grazie a connessioni di natura elettrica, ed è grazie a loro che, in definitiva, semplicemente ‘siamo’. In realtà la comunicazione è molto più complessa perché coinvolge una serie di passaggi di tipo elettrochimico. Ma la risultante è una debole attività elettrica, che può essere registrata dalla superficie della testa che fa dialogare fra di loro numerose regioni cerebrali. Quando qualcosa si inceppa in questa modalità vengono fuori sintomi e malattie".

Lei racconta il cervello in prima persona, con l’approccio dello scienziato: come nasce la narrazione?

"E’ tanto tempo che facciamo queste ricerche. I risultati vengono pubblicati su riviste specializzate, in lingua inglese, dove gli articoli devono essere scritti seguendo rigide norme di esposizione, sempre più o meno uguali e ripetitive. Dopo qualche decina di anni, uno ha anche voglia di misurarsi con qualcosa di diverso: scrivere un libro come ‘Il cervello elettrico’ mi è sembrata la cosa più logica per uscire dagli stereotipi scientifici. Fra l’altro, la divulgazione delle ricerche che facciamo, la cosiddetta terza missione dell’Università, consente una maggiore libertà nel narrare storie complicate di esperimenti e tentativi, magari cercando di renderle un po’ più leggere".

Il libro racconta il frutto di sue ricerche?

"Si certo, la maggior parte del libro racconta risultati di studi effettuati, inquadrati nel panorama internazionale. Io sono un neurologo di formazione e mi occupo principalmente di malattia di Parkinson e disturbi del movimento. La maggior parte della ricerca clinica di cui parlo si basa proprio su argomenti neurologici. Le nostri ‘reti nervose’ generano comportamenti complessi e, quando qualcosa è sbagliato in queste connessioni si creano anche sintomi e malattie".

Quali applicazioni cliniche possiamo attenderci?

"Se ci limitiamo alla neuromodulazione non è difficile ipotizzare degli interventi di stimolazione cerebrale sempre più precisi, che massimizzino l’efficacia riducendo le possibilità di effetti collaterali. Questo tipo di interventi - sia chirurgici che applicando deboli correnti dall’esterno della testa - sono ormai consolidati per numerose patologie, come il Parkinson. Altre applicazioni cliniche potrebbero essere nei disturbi cognitivi, nei tumori cerebrali e nelle dipendenze da sostanze’.

Paola Tomassoni