Il mantra "non a tutti i costi" per UniCredit

Confronto su Mps e economia tra Enrico Letta e Fabio Petri, vicepresidente Cna. "Una nuova banca che pensi alle piccole imprese"

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"Non a tutti i costi". Ormai è diventato il mantra, in questa campagna elettorale intrecciata con la trattativa tra Ministero dell’Economia e UniCredit, con l’ausilio di Mediocredito Centrale e Amco, per l’acquisizione di Banca Monte dei Paschi. E al confronto organizzato dalla Cna, tra Fabio Petri, vicepresidente nazionale e presidente di ArtigianCredito, e il candidato del centrosinistra alla Camera, Enrico Letta, il giorno dopo il congresso che ha eletto Massimo Nocci nuovo presidente provinciale dell’associazione, il futuro della banca e dell’economia della provincia è stato il tema cruciale.

Non è più l’ora degli annunci, ma degli impegni. Enrico Letta, sul dossier Mps, ha ribadito che

"la soluzione Unicredit non sarà a tutti i costi perché il negoziato in corso dovrà rispondere a tutti e quattro i punti, gli stessi su cui si è impegnato il ministro Franco in Parlamento: la salvaguardia dei posti di lavoro, l’unità della banca col mantenimento del marchio, la testa pensante della banca a Siena, la continuità nel ruolo dello Stato azionista. Continuerò l’impegno su questa tema, anche dopo il voto. Oggi - ha continuato Letta - si è generata una condizione più favorevole rispetto a quella di fine luglio, dopo gli stress test. Se la politica rema tutta nella stessa direzione Mps può restare ancorata al suo territorio e alla Toscana, può lavorare bene con le piccole e medie imprese, facendo restare Siena centrale"

Musica per le orecchie di Fabio Petri, che da tempo cavalca l’idea di puntare su piani alternativi che valorizzino la vocazione della banca a favore delle piccole imprese. "A noi interessava aprire un dibattito politico sulla mission che dovrà avere la banca futura, non sui numeri e sulla tecnica dell’operazione. Le imprese hanno bisogno di una maggiore attenzione, di più credito per i loro progetti. E vorrebbero avere un polo bancario che possa essere un punto di riferimento per loro. La crisi di questi anni ha certificato che l’Italia riparte solo se ripartono le piccole imprese, che rappresentano il 95% del tessuto produttivo del Paese".

Insistere sulle possibili alternative, provare a sondare altri partner come Bnp Paribas, Credit Agricole o banche italiane, non è molto utile. "La trattativa è in corso - ribadisce Letta - e sicuramente la campagna elettorale ha alzato il livello delle aspettative. Io ho fatto un investimento importante candidandomi nel collegio. Manterrò gli impegni".

I francesi non piacciono molto a Fabio Petri, che li ha avuti come partner in ArtigianCassa. "Trattano l’Italia con troppa sufficienza, non credono alle piccole imprese. Non contano i nomi dei partner, conta la visione che bisogna dare al nuovo Monte".

Dalla banca al il distretto europeo delle Scienze della vita. Letta ha ribadito alla platea della Cna il concetto espresso nell’intervista a La Nazione. "Sto pensando a un ’modello Genova’: creare in questo territorio un’esperienza simile all’Istituto Italiano di Tecnologia, voluto dall’attuale ministro Roberto Cingolani per attrarre imprese di ogni dimensione attorno alla multinazionale e ai centri di ricerca delle Scienze della vita".

I 220 miliardi di euro che saranno messi in circolo dal Pnrr, sia per Letta che per Petri, dovranno irrobustire il territorio e dare gambe ai tanti progetti e idee delle imprese. "Prendiamo come esempio il miliardo di euro stanziato dal Piano per i piccoli borghi - è la proposta del candidato del centrosinistra -. Ci sono tante frazioni in Toscana e in questa provincia che potrebbero essere rivitalizzate grazie alle risorse europee. Che daranno corpo ai progetti su rivoluzione digitale, green economy, agroalimentare e cultura".