"Il congresso Pd parte con il piede sbagliato"

Il segretario provinciale Valenti "Non serviva una commissione di saggi, il partito deve tornare nei luoghi dei conflitti reali"

Migration

di Orlando Pacchiani

Un lungo documento dai toni critici verso la dirigenza del partito e verso le scelte per il percorso congressuale, quello approvato dalla direzione provinciale del Pd. "Credo la partenza verso il congresso sia stata con il piede sbagliato", spiega il segretario provinciale Andrea Valenti, che ha proposto all’esecutivo il documento poi condiviso dalla direzione del partito.

Da dove nasce il documento Valenti?

"L’input è la partenza della fase congressuale, che non ci sembra vada nel verso giusto. È vero che i tempi sono stretti, ma non c’era proprio bisogno di una commissione di saggi che ci ricordasse i valori del Pd". Non è che ve la siete presa perché tra i saggi non ci sono senesi e i toscani sono pochi?

"È un organismo che ritengo poco utile, quindi non ha alcuna rilevanza se ci sono senesi o no".

Qual è il punto forte della vostra proposta, il poco coinvolgimento dei territori?

"È un problema storico del Pd, ma prima o poi andava messo in evidenza. Non è un attacco a qualcuno, tantomeno a Letta, è soprattutto un atto di affetto per il partito".

Però vi lamentate dei candidati paracadutati: qui il Pd ha eletto un po’ di tutto…

"Purtroppo è una prassi che si è ripetuta nel tempo, almeno stavolta siamo riusciti a eleggere Silvio Franceschelli, espressione vera di questo territorio. Certo, qui sono stati eletti candidati provenienti da fuori, quando si è in un partito ci si impegna per raggiungere comunque il risultato. Ma siamo in una fase costituente ed è bene provare a rimarcare certi presupposti".

Dite che il partito deve chiedere scusa su molti fronti, anche su quanto accaduto a Siena negli anni passati?

"Per Siena il Pd non si è mai tirato indietro nel riconoscere i propri errori, ma se si parla di un’assunzione di responsabilità collettiva, è un errore pensare che il Pd sia stato unico artefice di tutti problemi. Quantomeno c’è stato un sistema con tanti e diversi coinvolgimenti".

Allora per cosa deve chiedere scusa il Pd?

"Per essere uscito dai luoghi del conflitto vero, dalle fabbriche dalle scuole, per avere a volte dimenticato i corpi intermedi, per un eccesso di governismo che se ha risposto a momenti di emergenza, ha sottratto valore alla nostra azione politica. A volte bisogna saper dire che non è il nostro momento".

Il percorso congressuale non impatterà negativamente su quello per le comunali?

"Dobbiamo stare attenti a distinguere i livelli, ma il congresso è sempre un momento di coinvolgimento. E può avere riflessi positivi anche in una mobilitazione in vista della campagna elettorale".