Il cibo batte il virus, il balzo delle Dop e Igp

Il valore dei prodotti è cresciuto del 47 per cento in cinque anni. Su BuyFood brillano gli occhi di 19 big internazionali dell’agroalimentare

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I magnifici cinque sono loro: Prosciutto toscano e Pecorino Toscano Dop, ma anche Olio Toscano, Cantucci e Finocchiona Igp. Da soli rappresentano l’80 per cento del valore della produzione Ig della nostra regione. Tra questi, solo il Cantuccio toscano è decollato nella produzione, dal 2016 a oggi, dai 385mila chili l’anno a oltre 2 milioni e mezzo di chili. Con un aumento di valore duplicato da 12,7 milioni a 23,9 milioni di euro.

È questa una delle istantanee scattata dal rapporto Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare e presentati durante il BuyFood, la vetrina internazionale del made in Toscana promossa da Regione e Camera di Commercio su cui ieri è calato il sipario a Siena. Una foto che rappresenta quanto Dop e Igp toscani stiamo galoppando. In cinque anni il valore dei prodotti certificati infatti ha segnato un +47 per cento rispetto al +19 per cento della media nazionale nello stesso periodo. I numeri sono stati presentati a margine del convegno finale ’Un new deal per la Toscana delle Indicazioni Geografiche’ al quale hanno preso parte il governatore Eugenio Giani, l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefania Saccardi (nella foto) e il sindaco Luigi De Mossi.

Fra gli intervenuti il segretario generale della Camera di Commercio di Firenze, Giuseppe Salvini, il consigliere delegato di PromoFirenze Stefano Guerri, il consigliere di Assocamerestero e presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena, Massimo Guasconi e il direttore di Fondazione Sistema Toscana, Francesco Palumbo.

"Si è trattato – commenta Saccardi – di un momento importante per buyer e aziende. Dopo la pandemia anche una parte dell’agricoltura ha avuto conseguenze importanti collegate alla chiusura di ristoranti e agriturismi. Era importante ripartire in modo mirato e attento". Il convegno ha chiuso due giorni di incontri serrati fra 63 produttori toscani e 46 buyer stranieri provnienti da 19 Paesi del mondo tra cui Stati Uniti e Canada. Un’occasione d’oro per mettersi in mostra. Ma l’export toscano volava già alto. A parlare sono ancora una volta i numeri. Le 43.500 imprese agroalimentari di cui quasi 40mila del settore agricoltura, silvicoltura e pesca e oltre 3.500 all’industria alimentare e delle bevande danno lavoro a circa 51.700 persone. Un esempio? Dei 23mila occupati nella filiera dell’olio extravergine d’oliva in Italia, 10mila lavorano in Toscana. Una ’macchina’ che macina: il valore delle esportazioni toscane è di 40 miliardi e mezzo di euro. Di questi, 26 miliardi provengono proprio dall’agroalimentareche incide per il 6,5 per cento sul totale. Nell’ultimo decennio, il tasso annuo medio di crescita dell’export complessivo è stato del 3,3 per cento mentre l’agroalimentare ha fatto segnare una crescita annua superiore, pari al 4,2 per cento.

Una quota che supera il 40 per cento di questo export è legata alle spedizioni di vino all’estero: il valore delle esportazioni agroalimentari Ig è cresciuto dell’83 per cento nel periodo 2015-2019 ed era pari, nel 2019, a circa 74 milioni di euro. Numeri che fanno ben sperare il governatore Eugenio Giani. "La Toscana dà il suo contributo a un’Italia che ha visto le stime al rialzo dal 5,1 per cento del Pil nazionale al 6 per cento. Siamo protagonisti del fatto che proprio sull’export si sta giocando questa maggiore ripresa. Non solo vino e olio, prodotti tipici della nostra terra, ma in generale prodotti che nella trasformazione aggiungono all’elemento della qualità il valore della tecnologia".