"I lavoratori dello spettacolo sono disperati"

Il nuovo grido di dolore dell’attore Giovanni Guidelli: "Non si lavora da un anno, i ristori sono ridicoli. In tanti non hanno più un euro"

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"C’è da piangere". E’ questa la descrizione che Giovanni Guidelli, attore professionista che vive a Colle ormai da molti anni, dà della situazione degli operatori del mondo dello spettacolo. Un anno di Covid-19 ha messo letteralmente in ginocchio chi viveva grazie al cinema, al teatro o alla musica: "Come avviene ai lavoratori di altri settori, non riusciamo a vedere la fine di questa situazione, una prospettiva di ritorno alla normalità. Tutti eravamo disposti ad uno sforzo, ma questo è possibile solo per un tempo limitato. Dopo un anno, invece, siamo allo stesso punto. Lo scorso anno, durante il lockdown, ho coordinato la produzione di una serie di video per la cittadinanza, ma ormai nessuno ha più voglia neppure di vedere i contenuti online: c’è una estrema necessità di ritrovarci e di ricominciare, anche perché la situazione sta diventando disperata dal punto di vista economico. Chi viveva grazie a questo lavoro non ha un contratto da ormai un anno, e per di più ha ricevuto dei ristori che si possono definire soltanto fittizi, intorno ai cinquecento euro al mese. Chi ha potuto ha ripiegato su altri mestieri, gli altri stanno andando avanti con quello che avevano messo da parte durante gli anni, respirando piano per resistere più a lungo".

Neanche il futuro immediato sembra offrire grandi speranze, nonostante l’annuncio del ministro Franceschini di una prossima riapertura di teatri e cinema nelle regioni in zona gialla: "A tutti sembra un gesto fasullo. Anche senza considerare che la produzione dei film, soprattutto in Italia, è stata praticamente azzerata, il vero problema è la capienza, soprattutto per il teatro: è impossibile pagare la produzione di uno spettacolo con appena un quarto degli spettatori, che per la stragrande maggioranza dei teatri italiani significa una trentina di persone o poco più. Il Teatro del Popolo di Colle fa parte della minoranza, è relativamente grande, ma anche i centocinquanta posti che potrebbe conservare non sarebbero sufficienti per finanziare una compagnia di attori, i tecnici e le scenografie. Semplicemente, per quasi tutti i teatri italiani sarà impossibile riaprire in queste condizioni, ed i pochi che lo faranno dovranno ripiegare su spettacoli al risparmio. Una cosa molto triste, il punto più basso toccato in tempi recenti dal mondo dello spettacolo".

Marco Brunelli