Guerra dei bus, altri veleni Dindalini tra i 9 indagati

Il presidente di Tiemme, assieme ai vertici delle aziende toscane di Mobit. ha ricevuto un avviso di garanzia per tentata interruzione di pubblico servizio.

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C’è anche Massimiliano Dindalini, presidente di Tiemme, tra i 9 indagati nell’inchiesta aperta sulla famigerata gara regionale dei bus. Era nell’aria la controffensiva della Regione e del presidente Enrico Rossi. La guerra giudiziaria che si trascina da quattro anni, tra ricorsi ai vari gradi della giustizia amministrativa ed esposti a Palazzo di giustizia a Firenze, con scambi di accuse tra le parti, da qualche giorno si è arricchita di questo nuovo capitolo. I pm incaricati dell’inchiesta, Luca Turco e Antonino Nastasi, già sostituto procuratore a Siena e titolare di altre inchieste controverse, dopo l’esposto del presidente della Regione, hanno inviato un avviso di garanzia ai vertici delle società di trasporto pubblico locale che fanno parte di One Scarl-Mobit. Ovviamente Tiemme, che è la società che gestisce il trasporto nelle tre province della Toscana meridionale, è tra le protagoniste del consorzio. Scontato, quindi, che anche Massimiliano Dindalini sia tra gli indagati per tentata interruzione di pubblico servizio.

Il presidente di Tiemme è in ferie, ha affidato la sua risposta a una breve nota: "In qualità di legale rappresentante di Tiemme, che fa parte del consorzio Mobit, mi è stato notificato, così come agli altri rappresentanti legali delle altre società toscane, l’avviso di garanzia per tentata interruzione di pubblico servizio a seguito dell’esposto presentato dal presidente della regione Toscana Enrico Rossi.

Sinceramente non mi spiego come Tiemme e le altre società abbiano tentato di interrompere il servizio. Ho piena fiducia nel lavoro degli inquirenti, che spero possano fare chiarezza il prima possibile. Mi rendo conto che, a seguito dell’esposto di Rossi, la notifica dell’avviso di garanzia costituisca un atto dovuto".

Parole chiare, simili a quelle pronunciate da altri indagati nelle province di competenza. Sicuramente l’informazione di garanzia è un atto dovuto. Così come l’esposto del presidente Rossi è stato una reazione alla denuncia dei vertici di Cap Prato e Copit Pistoia, che accusano di turbativa d’asta il governatore, i funzionari della Regione e i commissari che hanno deciso l’esito della gara per il lotto unico regionale del trasporto pubblico.

Un’inchiesta doppia che riserverà altri veleni. Almeno a giudicare dalle intercettazioni che trapelano dalle parti dei vari indagati. Oltre a Rossi, sotto inchiesta dalla parte della Regione ci sono due funzionari e quattro commissari. Per ora il totale è 16 indagati, per due diversi reati. Ma non sembra finita qui.

In mezzo a questa bufera giudiziaria il servizio di trasporto pubblico locale è immerso in un limbo da 4 anni. L’affidamento a Autolinee Toscane, società che ha i francesi di Ratp come azionisti di riferimento, di tutte le tratte regionali deve ancora avvenire. E le aziende litigano anche sul valore di immobili e mezzi da girare ai vincitori.

Pino Di Blasio