Gualtieri: "Mps va rilanciata, non spezzettata"

Il ministro dell’Economia: "Noi abbiamo salvato il Monte, adesso siamo in una fase anche di ricerca di partner strategici"

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"Penso che sia opportuno che una grande banca come Mps vada rilanciata, non spezzettata, quindi penso che il lavoro che è stato fatto, con la ricapitalizzazione precauzionale prima, e con l’operazione di derisking, serve a consentire un rilancio di questa banca, che è importante, alla ricerca di un partner strategico, nei tempi che sono opportuni". Così il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri rispondendo a distanza alla segretaria regionale del Pd, Simona Bonafè, che solo 24 ore prima aveva aperto alla permanenza dello Stato nel Monte per un periodo più lungo.

"C’è un dibattito stravagante su questo aspetto, ma il Governo è impegnato da tempo per salvaguardare e rilanciare un’importante soggetto bancario", ha aggiunto Gualtieri, che da tempo ripete: "Abbiamo posto le condizioni per un rilancio di questa importante banca, e adesso si apre una fase anche di ricerca di partner strategici: la prospettiva è quella di un rilancio di una banca fondamentale per l’Italia e per la Toscana". Il ministro aveva poi rimarcato, a margine di un’iniziativa elettorale a Firenze con Eugenio Giani: "Noi abbiamo salvato il Monte dei Paschi con la grande operazione di derisking che stiamo realizzando e che abbiamo negoziato con l’Europa".

Gualtieri si pone dunque sulla stessa linea dei sindacati del Monte che, dopo l’autorizzazione della Bce alla cessione di 8,1 miliardi di Npl (crediti deteriorati) a favore di Amco, stanno pressando il Governo affinché il rilancio della Banca avvenga "salvaguardando l’interezza del gruppo Mps, non frazionando l’attuale perimetro aziendale e tutelando i livelli occupazionali". Da parte sua, Carla Ruocco (M5s), presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, non ha dubbi: "Non è il momento di svendere un’importante realtà bancaria come Mps, soprattutto a concorrenti Ue o extra Ue. Mps a oggi, capitalizza in Borsa circa 1,65 miliardi di euro, il mercato ha già ‘prezzato’ il derisking e i rischi operativi dell’istituto", ha ricordato. Se questo fosse il prezzo di cessione, "lo Stato con la sua partecipazione pari al 68% incasserebbe dalla cessione della banca circa 1 miliardo a fronte di un investimento complessivo di quasi 8,5 miliardi". Il rendimento "sarebbe pari a -90% dell’investimento fatto". Di qui l’idea di "rafforzare il nostro sistema bancario stimolando la nascita di una terza-quarta banca nazionale".

C.B.