Il padre del SaiLab: "Polo dell’intelligenza, un ponte con le imprese"

Marco Gori ieri era a Mantova al Festival della Letteratura, a parlare di Intelligenza artificiale

Il professor Marco Gori, regista del SaiLab, tra Università e imprese

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Il professor Marco Gori, regista del SaiLab, tra Università e imprese

Cosa ha detto di fondamentale?

«La scienza è come il sesso, qualche volta può produrre qualcosa di utile, ma non è il vero motivo per cui la fai. Ovviamente è la traduzione dall’inglese. Per me la ricerca che ha più impatto e valore è la continuazione del gioco dei bambini. Il paragone di Feynman con il sesso è che non c’è l’obbligo di produrre qualcosa, c’è libertà di azione senza confini».

È un dibattito antico. Ma in altri Paesi la ricerca crea colossi e posti di lavoro, soprattutto nelle nuove tecnologie. Non è il momento di farlo anche qui?

«In settori come il nostro, tra tecnologia e business, il raccordo dovrebbe essere più frequente. Il trasferimento tecnologico della ricerca alle imprese è la chiave di volta della nascita di colossi negli Stati Uniti e in Cina, che hanno una capitalizzazione pari a quella di uno Stato. Ma che sono nati anche in mezzo a mille fallimenti. Questo processo è più trascurato in Europa e in Italia. Quello che manca è che non ci sono professionisti che si occupano di costruire ponti».

Lei parla di business angels e di venture capitalist?

«Chi si occupa di scienza difficile che sia un uomo d’affari. Per quanto riguarda la ricerca, i piloni di quel ponte mi sembra ci siano. Sul versante delle imprese e della finanza, non vedo molta propensione al rischio. Intendiamoci, c’è chi scommette sulle idee. Ma non ci sono investimenti finanziari sufficienti per farle germogliare tutte. O almeno molte».

Sembra un freno sul sogno di un microdistretto dell’intelligenza artificiale a Siena...

«Niente affatto. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, l’idea di un polo dell’intelligenza che a Siena richiami anche altre imprese toscane, dal gruppo Sesa a Zucchetti, è entusiasmante. Per ora le cifre sono ancora piccole, al SaiLab ci sono trenta ricercatori e siamo in grado di insegnare valore. Sarebbe fondamentale che imprese e finanziatori dessero credito alle tante idee».

Le aziende lamentano la difficoltà di trovare ingegneri...

«Uno dei motivi per cui è difficile trovarli è che in Italia li paghiamo troppo poco. I professionisti preferiscono lavorare nell’automotive o nel petrolio, settori sui quali le grandi imprese hanno investito. Su informatica e nuove tecnologie l’Italia paga ancora lo spreco di cervelli, di risorse e le strategie sbagliate dei decenni precedenti».