Gli appalti del Fiora Inchiesta archiviata

La decisione del Gip presa su richiesta della Procura per l’indagine ’Black Water’ "Non ci fu alcuna corruzione"

"Procedimento da archiviare". Lo scrive il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Grosseto, Sergio Compagnucci, dopo la richiesta arrivata dai sostituti procuratori Salvatore Ferraro e Giovanni De Marco, riguardo all’indagine ’Black Water’, la maxi-inchiesta iniziata nel 2018 sui presunti ‘affari truccati’ nell’affidamento degli appalti per il trattamento dei fanghi, Un’indagine che aveva portato a perquisizioni e sequestri, da parte di Polizia stradale, Municipale e Finanza nelle sedi dell’Acquedotto del Fiora, in via Mameli a Grosseto e in contemporanea in via Giordania, sempre nel capoluogo maremmano. Ma anche a Siena, Poggibonsi, Abbadia San Salvatore e Milano. Una vera mobilitazione di agenti e militari per sequestrare documenti cartacei e computer in tutte le sedi del gestore della rete idrica nelle province di Grosseto e Siena. Pesanti erano state le accuse: corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato.

Quattordici le persone che erano finite sotto inchiesta e cinque le aziende coinvolte che, secondo l’indagine, avrebbero avuto favori nell’affidamento di alcune gare. Gli indagati (Michele Labianca, Guido Buoni di Piancastagnaio, Emanuele Casprini di Colle Val d’Elsa, Carlo Magnani, Roberta Daviddi, Fabio Rustici, Oscar Galli, Fabio Montomoli, Aldo Stracqualursi, Dante Marconi, Andrea Montomoli, Vincenzo Castelli di Siena, Sergio Rossi ed Enzo Di Nunno) erano finiti sotto inchiesta ma adesso la loro odissea è finita. "Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali – scrivono i due sostituti procuratori – si era evidenziato come erano emersi continui contatti fra gli amministratori e i dipendenti di Acquedotto del Fiora con i titolari di ditte private. Contatti aventi oggetto lavori da appaltare e subappaltare. In base all’accordo le imprese decidevano preventivamente chi avrebbe partecipato e vinto l’aggiudicazione del singolo lotto dei lavori, usando poi lo strumento del subappalto per compensare economicamente la ditta non partecipante all’assegnazione dell’asppalto". Comportamenti che hanno portato ad ipotizzare una condotta finalizzata a ottenere un’irregolare aggiudicazione della gara. Ma la corruzione, secondo l’accusa e poi anche il giudice non c’è stata. "Il contenuto delle conversazioni – aggiunge la Procura –, chiaro nel delineare un sistema radicato e collaudato per l’aggiudicazione degli appalti, non ha poi trovato riscontri. I sequestri successivi non hanno consentito di individuare specifiche aggiudicazioni così da consentire di individuare i responsabili. La stessa Finanza non ha individuato, basandosi sulle prove raccolte, le singole gare oggetto di aggiudicazione illecita".