Giustarini, un arcobaleno in due passioni

Una foto una storia Nicchio, Mens Sana e Virtus, contrada e basket i pezzi più importanti della vita di un capitano

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Questa volta l’obiettivo di Augusto Mattioli "trova" un personaggio importante quanto volutamente schivo, eppure spesso perni di avventure sia sportive che paliesche. Fabio Giustarini è un senese atipico, è stato spesso sotto i riflettori, attraverso le sue capacità di uomo di basket e di dirigente di Contrada, con grande volontà ma sicuramente nella controvoglia di mettersi in evidenza, convinto che si possa fare (bene) il proprio lavoro, si possono seguire le proprie passioni senza lasciarsi bruciare dal calore dei riflettori. Personaggio atipico quindi in una città dove spesso l’apparenza prevale sulla sostanza.

Qualcuno infatti pagherebbe oro per fare quella passeggiata da dirigente di Contrada dal Cortile del Podestà alla mossa, e qualcun altro, come lui, è il prezzo che si paga per esplicare una passione cresciuta con lui. Fabio Giustarini, classe 1951, ha il basket ed il Nicchio nel suo dna. Due passione seguite con estrema fedeltà e coerenza. Ha sposato la Mens Sana dopo i primi anni nella Virtus e l’ha seguita nel grande boom della serie A, quando in città non si parlava d’altro. Tanti anni al palazzetto di viale Sclavo e l’epilogo di nuovo alla Virtus, in un arco di tempo che va dal 1968 al 1982.

E poi la Contrada: nella dirigenza del Nicchio fino all’arrivo come Capitano, carica ricoperta dal 1996 al 2005, il che significa, tanto per fare storia, la vittoria del 1998 anche se fra i meriti di un dirigente preferisco mettere in prima istanza l’umanità, lo stile, la comprensione, soprattutto la voglia di fare senza inutili colpi di teatro. E questo è lo stile vincente di Giustarini, anche oltre la corsa trionfale del Bufera e di Re Artù, che ostinatamente portano lo gloria in via dei Pispini, per quella notte di primo ottobre, che ricordo molto bene perché ero alla regia, dove anche il cielo decise di piovere solo quando si spense l’ultimo riflettore sulla tavola rotonda e sul popolo nicchiaiolo disperso fra mille vicoli.

Cos’è la discrezione? E’ evitare l’inutile curiosità, il giudicare frettoloso, l’invadenza fastidiosa. Tutte certezze nel cammino di Giustarini, ma soprattutto la discrezione è quel difficile equilibrio fra eleganza e rispetto, è il frastuono di un bel canestro o di un mortaretto a nerbo alzato che esplodono in silenzio. E con lui abbiamo per questo tutti da imparare.

Massimo Biliorsi