"Fonti di Pescaia inquinate Un silenzio che fa paura"

Nelle vasche furono trovati a dicembre 20mila litri di gasolio per una perdita. Il Comitato cittadino all’attacco: "Nessuno parla, ma a che punto è la bonifica?"

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di Roberto Borgioni

SIENA

L’emergenza scattò a inizio dicembre, quando alcuni operai avvertirono un forte di odore di gasolio provenire dalle vasche e dai bottini delle Fonti di Pescaia e lanciarono l’immediato allarme. Si scoprì subito uno sversamento di circa ventimila litri di gasolio, fuoriusciti dalle vicine cisterne che alimentano i gruppi elettrogeni di emergenza di Mps. A quel punto, per cercare di evitare un disastro ambientale e gravi disagi ai cittadini, le stesse vasche furono chiuse per evitare che il gasolio finisse nelle fognature bianche dell’acquedotto. Un’operazione rapida e che ha raggiunto i suoi obiettivi, secondo il Comune.

Ma da allora, sulla situazione dell’inquinamento e della relativa bonifica delle Fonti aggredite dal gasolio, è di fatto calato il silenzio. Si è solo saputo che l’operazione di ripulitura era stata affidata a una ditta specializzara, con i costi dell’operazione a carico del Monte dei Paschi in quanto proprietario delle cisterne.

E così, a più di sette mesi dall’incidente, torna all’attacco il comitato spontaneo nato all’epoca "In difesa dei bottini e delle Fonti storiche di Pescaia". Lo fa con un intervento nel quale si sollecita la massima chiarezza sia dal Comune che da Mps sull’andamento dei lavori. "Sono passati diversi mesi da quando abbiamo dato vita ad un Comitato spontaneo per la difesa dei Bottini e delle Fonti storiche – spiega la portavoce Laura Vigni – sollecitati dal grave inquinamento da gasolio che si era verificato nelle fonti di Pescaia. In questo frattempo abbiamo interessato il Difensore Civico e l’Arpat che hanno informato sull’origine dello sversamento di gasolio da un deposito della sede del Monte dei Paschi di via Ricasoli e sull’attivazione di un’opera di bonifica da parte di una ditta specializzata, a carico dello stesso Monte dei Paschi. Come denunciammo allora, però, la circostanza è stata circondata dal silenzio assordante delle istituzioni preposte alla tutela del patrimonio storico architettonico, che pure sono sempre state pronte a riempirsi la bocca di belle parole sull’originalità e la bellezza dei Bottini e delle nostre Fonti". Da qui il nuovo allarme lanciato dal Comitato. Con una serie di domande precise che attendono risposte: "Vorremmo sapere tre cose dal Monte dei Paschi, che si è assunto l’onere della bonifica dal gasolio e dall’Arpat, che ha il compito di vigilare sull’andamento dei lavori: qual’è il risultato degli interventi fatti, quali sono le attuali condizioni dei bottini e delle Fonti e fin dove è arrivato l’inquinamento da gasolio?". Domande persino inquietanti, che ora attendono risposte.