"Follia chiudere in anticipo bar e ristoranti"

Locali pubblici e categorie economiche in rivolta contro l’ipotesi di orari ridotti per frenare i contagi: "Un passo verso il nuovo lockdown"

Migration

In aumento ormai da giorni i nuovi casi di Covid in tutta Italia, il Paese cerca nuove misure per frenare una possibile seconda ondata. Ieri si sono rincorse varie ipotesi sul nuovo Dpcm, dalle mascherine anche all’aperto alle feste private con numeri ridotti alla chiusura anticipata di bar e ristoranti. Una restrizione, quest’ultima, che ha subito destato preoccupazione, ma che in tarda serata è stata smentita da Palazzo Chigi. Una giornata ’buia’ quindi per il settore della ristorazione, che ha commentato la possibile restrizione con preoccupazione.

"Quanto può essere efficace la chiusura anticipata per bar e ristoranti? Per contenere il virus non sappiamo, ma sicuramente lo sarebbe per mettere in ginocchio questo tipo di attività – è il primo commento del presidente provinciale dei ristoratori Fiepet Confesercenti Michele Vitale –. Imporre la chiusura alle 23 per bar e ristoranti sembra imputare ai gestori la responsabilità di un problema che è invece alimentato da singoli individui che tengono comportamenti scorretti". Dello stesso parere anche il direttore di Confcommercio Siena, Daniele Pracchia: " La paura è che questo sia soltanto un primo passo verso una nuova chiusura totale, che porterebbe alla rovina tantissime attività. Se si dovesse arrivare al periodo natalizio con importanti restrizioni sarebbe molto difficile una ripresa. La chiusura alle 23 molto probabilmente non influirebbe sull’orario consueto dei ristoranti, ma condizionerebbe l’aspetto psicologico delle persone".

Anche i ristoratori però temono un’ulteriore crisi. "Le abitudini ormai sono cambiate, si arriva al ristorante dopo le 21 e si resta fino a mezzanotte – commenta Andrea Stopponi, proprietario del ristorante San Desiderio –. Chiudere alle 23 significa chiedere al cliente di lasciare il locale circa un’ora prima del consueto. E’ giusto che le persone possano restare a tavola a fare due chiacchiere. Ci aspettiamo nuove regole, ma dal punto di vista del distanziamento, magari anche limitando ancora i numeri all’interno del ristorante, ma non per l’orario. In questo modo sarebbe come lavorare a metà e senza aiuti".

A preoccupare i ristoratori erano soprattutto le conseguenze a livello psicologico di questa restrizione. "I cittadini avendo un orario imposto si sentirebbero sotto pressione ed eviterebbero i ristoranti preferendo le cene a casa – afferma Davide Patrone, proprietario della pizzeria Piripì e fondatore del gruppo Ristoratori Senesi #Rispetto –. Dopo quest’annata la crisi nel settore ci sarà comunque, è chiaro che così la situazione diventerebbe ancora più grave, è fondamentale un sostegno". I più preoccupati da una possibile chiusura anticipata sono stati i bar di Piazza del Campo. "Per fortuna ancora non ci sono certezze perché sarebbe disastroso – commenta Luca Martino di Fonte Gaia –. Per la cena non si potrebbero più accettare prenotazioni dopo le 21, mentre il dopo cena, soprattutto nel week end, è un momento in cui lavoriamo molto. Chiaramente questo influirebbe molto sui profitti e quindi anche sulla riduzione del personale. Noi facciamo controlli e garantiamo il distanziamento, ma è all’esterno che questo non viene fatto. Non dipende da noi, servirebbero dei maggiori controlli durante la sera in Piazza".

Della stessa opinione anche gli altri bar di Piazza del Campo. "Alle 22 non sarebbe fattibile chiudere, ma nemmeno alle 23 per i bar – afferma Elisabetta Querci, proprietaria della Pizzeria Bandierino –. In Piazza non c’è nessun controllo la sera e questo non dipende dalle attività di ristorazione o dai bar".

"Se ci fossero controlli ogni sera davanti al mio locale ne sarei contento, ma purtroppo non è così – commenta Fausto Jannaccone del Bar Il Palio –. Noi controlliamo gli ingressi e i tavoli, ma non possiamo agire nella parte della piazza di fronte al locale perché si tratta di suolo pubblico e non è nella nostra competenza, cosa che ci hanno confermato anche i vigili urbani. Avrebbe senso imporre altre norme dal punto di vista logistico, cioè su distanze e tavoli, ma non sull’orario".

Veronica Costa