Udienza toccante in tribunale sul caso della donna morta quattro mesi dopo il parto

Siena, 29 novembre 2022 - Donna morta quattro mesi dopo il parto, il tribunale ha acquisito le chat che il marito e la sorella si sono scambiati dal 29 gennaio 2019, quando la moglie dette alla luce la figlia, al 14 giugno seguente, giorno in cui la 38enne morì. Prodotto anche lo scambio di messaggi avvenuto con una dottoressa della terapia intensiva. Si è conclusa così ieri la lunga udienza del processo che vede imputati per omicidio colposo un anestesista delle Scotte e una ginecologa, il primo difeso dall’avvocato Francesco Maccari, la dottoressa da Enrico e Lorenzo De Martino. Pochi i ricordi di quel giorno di una studentessa all’epoca in formazione. Conferma "la decelerazione del battito fetale", l’effettuazione del cesareo. Rammenta che venne riportata in sala operatoria, dopo il parto. Dettagliato invece il racconto della cardiologa quella notte di guardia in reparto alle Scotte. "Mi arrivò un tracciato, fu una oss a portarmelo. Guardandolo pensai che si trattava di una persona anziana. Disse in realtà che apparteneva a una signora che aveva partorito e perso sangue". Servivano trasfusioni, a suo avviso. Chiese di essere richiamata dal medico che le riferì di averlo già chiesto. Come ribadirà più avanti l’oss, che si recò a chiedere le sacche necessarie prima di andare dalla cardiologa. "Non riuscii a trovare il reperibile – testimonia quest’ultima – , era la prima volta che mi capitava che non rispondesse. Mi rivolsi alla direzione sanitaria per sapere come comportarmi, non c’era un piano B, né potevo lasciare il reparto". Contattò allora l’amica della dottoressa reperibile che si offrì di andare subito in reparto. Consentendo così alla cardiologa di recarsi a vedere la 38enne che aveva partorito. "Era cosciente, disse di non avere dolore al petto", spiega ricordando che sul bancone notò una sacca di sangue. Toccante e dettagliata, la ricostruzione del calvario iniziato il 29 gennaio 2019 fatto dalla cognata della donna, Barbara Tavolari. Riferisce al giudice Andrea Grandinetti ogni passaggio, le conversazioni con il fratello, seduto ieri accanto all’avvocato Duccio Panti. Le aveva riferito "dell’urlo della moglie e di aver scorto un lago di sangue", le sue parole. "Mi fece effetto – dice poi rammentando quando la vide per la prima volta –, era lucida, pallida. Sofferente. Gonfia. Mi mostrò le mani e le gambe. Era alta un metro e 60, 48 chili. Minuta. L’avevo vista il 28 gennaio per il compleanno del figlio. ’ Sono morta e rinata stanotte’, mi disse". Riferendosi al parto e al ritorno in sala operatoria. Tavolari conferma quanto già riferito dal fratello la scorsa udienza: "Anna si lamentava che spesso l’addormentavano quando c’era il passo". Spiega che i medici all’inizio dissero che sembrava un problema legato al liquido amniotico, successivamente che Anna tendeva ad andare in emorragia. Quindi l’operazione al cuore, la necessità di un trapianto che non ci fu. Un calvario di cui la famiglia reca i segni. "Sua figlia – conclude – sa che la mamma è in cielo. C’è una stella lassù". La prossima udienza che andrà avanti l’intera giornata servirà per sentire solo i consulenti del pm Valentina Magnini, della parte civile e delle difese.

Cronaca

Siena, 29 novembre 2022 - Donna morta quattro mesi dopo il parto, il tribunale ha acquisito le chat che il marito e la sorella si sono scambiati dal 29 gennaio 2019, quando la moglie dette alla luce la figlia, al 14 giugno seguente, giorno in cui la 38enne morì. Prodotto anche lo scambio di messaggi avvenuto con una dottoressa della terapia intensiva. Si è conclusa così ieri la lunga udienza del processo che vede imputati per omicidio colposo un anestesista delle Scotte e una ginecologa, il primo difeso dall’avvocato Francesco Maccari, la dottoressa da Enrico e Lorenzo De Martino. 
Pochi i ricordi di quel giorno di una studentessa all’epoca in formazione. Conferma "la decelerazione del battito fetale", l’effettuazione del cesareo. Rammenta che venne riportata in sala operatoria, dopo il parto. Dettagliato invece il racconto della cardiologa quella notte di guardia in reparto alle Scotte. "Mi arrivò un tracciato, fu una oss a portarmelo. Guardandolo pensai che si trattava di una persona anziana. Disse in realtà che apparteneva a una signora che aveva partorito e perso sangue". Servivano trasfusioni, a suo avviso. Chiese di essere richiamata dal medico che le riferì di averlo già chiesto. Come ribadirà più avanti l’oss, che si recò a chiedere le sacche necessarie prima di andare dalla cardiologa. "Non riuscii a trovare il reperibile – testimonia quest’ultima – , era la prima volta che mi capitava che non rispondesse. Mi rivolsi alla direzione sanitaria per sapere come comportarmi, non c’era un piano B, né potevo lasciare il reparto". Contattò allora l’amica della dottoressa reperibile che si offrì di andare subito in reparto. Consentendo così alla cardiologa di recarsi a vedere la 38enne che aveva partorito. "Era cosciente, disse di non avere dolore al petto", spiega ricordando che sul bancone notò una sacca di sangue. 
Toccante e dettagliata, la ricostruzione del calvario iniziato il 29 gennaio 2019 fatto dalla cognata della donna, Barbara Tavolari. Riferisce al giudice Andrea Grandinetti ogni passaggio, le conversazioni con il fratello, seduto ieri accanto all’avvocato Duccio Panti. Le aveva riferito "dell’urlo della moglie e di aver scorto un lago di sangue", le sue parole. "Mi fece effetto – dice poi rammentando quando la vide per la prima volta –, era lucida, pallida. Sofferente. Gonfia. Mi mostrò le mani e le gambe. Era alta un metro e 60, 48 chili. Minuta. L’avevo vista il 28 gennaio per il compleanno del figlio. ’ Sono morta e rinata stanotte’, mi disse". Riferendosi al parto e al ritorno in sala operatoria. Tavolari conferma quanto già riferito dal fratello la scorsa udienza: "Anna si lamentava che spesso l’addormentavano quando c’era il passo". Spiega che i medici all’inizio dissero che sembrava un problema legato al liquido amniotico, successivamente che Anna tendeva ad andare in emorragia. Quindi l’operazione al cuore, la necessità di un trapianto che non ci fu. Un calvario di cui la famiglia reca i segni. "Sua figlia – conclude – sa che la mamma è in cielo. C’è una stella lassù". 
La prossima udienza che andrà avanti l’intera giornata servirà per sentire solo i consulenti del pm Valentina Magnini, della parte civile e delle difese. 
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Morta quattro mesi dopo il parto. "Era gonfia, pallida e sofferente"    

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