Ecco come sarebbe stato il Palio del Covid

In Piazza con il green pass e braccialetto, posti ridotti sui palchi, cavalli portati con i camion, metà comparse dopo il Corteo

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Talvolta le polemiche sono costruttive e genesi di importanti svolte. Ma spesso fuorvianti e soprattutto non supportate dalla realtà o dalla storia. Per qualcuno un Palio datato 2021 si doveva correre: lo abbiamo letto sui social, in altre pagine web, magari facendo improbabili paragoni con altre manifestazioni da cui ci vogliamo spesso distaccare ma che poi, puntualmente, richiamiamo come esempio. Si è tirato per la giacca dirigenti, talvolta richiamati ad una spinta più decisa, come se si potesse intervenire su leggi nazionali.

Sono quelli che rivendicano la purezza della Festa, richiamandosi ad epoche che sono considerate esempio, quando magari si aspettava con ansia più la tombola a fine Palio, per sognare di ingrossare i magri guadagni, e ci si distraeva con i fuochi artificiali, oppure, fino agli anni settanta del Novecento, si ballava nelle contrade la sera stessa del Palio perché fare un incasso in più non faceva certo scomodo. Domandiamoci come sarebbe stato un Palio 2021 in piena pandemia, con una delle Feste più importanti del mondo che riprendeva sotto gli occhi di tutti. Il Palio ha come originale prerogativa di essere una festa di popolo, con una partecipazione la più ampia possibile, senza distinzioni di ceto e di età.

Festa di popolo, calma: da circa quaranta-cinquanta anni, perché prima pochi partecipavano alle rare cene, quella generale e della vittoria, e che la democrazia era un concetto che talvolta si spegneva prima delle urne in nome della ragion di Stato.

Festa di popolo: come andare d’accordo con le regole dell’era del virus? Difficile convivenza. Intanto i quattro giorni in piazza. Basta guardare certe rievocazioni a noi molto vicine, c’era da fare una sorta di preselezione. Per meriti o per altro? Si poteva certo entrare in piazza, con un controllo sul Green Pass? E chi non l’aveva era già escluso? Poi, i prescelti per quattro giorni si dovevano aggirare e vivere la festa con un braccialetto, proprio per non sottoporsi a nuovi controlli.

Il cavallo. Niente ovviamente cortei, perché scegliere gli eletti sarebbe stato imbarazzante. Come ci sarebbero arrivati all’entrone per le prove? Guardando altri eventi vediamo che è costante la presenza di camion attrezzati che portavano gli animali direttamente sul luogo dello svolgimento.

I palchi? Numero ristretto magari per sorteggio. In piazza, stessa cosa? Sedie ovunque? Arriviamo al Palio tralasciando la vita in Contrada. Il Corteo Storico? Ammettiamo di farlo con tutti i componenti. Quando sarebbero arrivati al palco delle comparse, metà avrebbero dovuto prendere la strada di casa e guardare il resto in tv. E non vogliamo parlare dei festeggiamenti. Questo il Palio che vogliamo? Ci sono regole di comportamento che non possono essere scavalcate, che la responsabilità delle autorità, dell’Amministrazione Comunale e delle stesse Contrade non è un elastico che si tira da tutte le parti.

I cosiddetti puristi, privi spesso di appigli sia al presente che al passato, ragionando per sentito dire, devono pensare che dobbiamo remare tutti dalla stessa parte, che l’Amministrazione Comunale ha fatto una scelta che le Contrade hanno condiviso perché dentro ad una questione ben più grande. Nessun Palio, a mezzo servizio: proprio il bene che vogliamo alla Festa ci deve spingere tutti in questa ragionata direzione. Si lavori affinché il Palio resti e torni come ce lo ricordiamo, integro e libero.

Massimo Biliorsi