"Ecco come fu stimato il marchio Mens Sana"

Al processo sul fallimento della società biancoverde testimonia manager di ‘StageUp’. Mussari non verrà ascoltato

"La marca sportiva è il vero motore trainante dell’attività. Soprattutto considerato che la Mens Sana Basket era una delle poche società centenarie in Italia. Forte la connessione fra territorio e, appunto, successo sportivo". Uno dei passaggi clou della lunga deposizione del manager di ‘StageUp’, prestigiosa società bolognese nata nel 1999 di cui l’ingegner Giovanni Palazzi è stato fondatore. Incaricata dalla società biancoverde, come ha spiegato nella testimonianza in aula nel processo per il crac della Mens Sana, di valutarne il marchio. Argomento ieri centro del dibattimento che riguardava l’operazione, su cui c’è un secondo troncone ancora davanti al giudice dell’udienza preliminare. "Abbiamo sempre operato nel settore della ricerca e dell’advisoring per lo sport, la cultura e l’intrattenimento", ha tratteggiato Palazzi in avvio ricordando, sollecitato dall’avvocato Fabio Pisillo che difende l’ex gm Ferdinando Minucci, clienti importanti non solo nello sport ma anche fra le istituzioni pubbliche, persino Ferrari e Luxottica, "ovviamente con incarichi molto diversificati", ha aggiunto. Palazzi, che ha sottoscritto la perizia, passa a delineare contenuto ma soprattutto metodologia della stessa. Un lavoro certosino condotto su basi scientifiche, rivendica, tenendo conto per esempio della numerosità dei sostenitori. Dato che ‘StageUp’ possedeva in via autonoma. Non era stato fornito dal committente. Il riferimento era stato il valore di cessione del marchio Fortitudo nel 2005 pari a 2,2 milioni in quanto c’erano elementi di compatibilità, era vicina ai biancoverdi come "intelaiatura". "Siena però aveva una minore concorrenza sportiva – ha sottolineato tra l’altro il manager –, c’era una differenza macroscopica quanto a meriti. La Fortitudo nel 2005 aveva vinto due scudetti, Siena cinque a fila. Senza contare che nel 2012, quando fu valutato c’era stata una forte accelerazione del marketing sportivo". E ancora: il fatturato della società senese in quell’anno era di 19,5 milioni, il triplo della Fortitudo nel 2005 che aveva un mol (margine operativo lordo) negativo di 4 milioni a fronte di quello biancoverde pari a 570 mila euro. "Il tifo è per la società e non per il marchio o lo stilista sponsor", ribatte ancora Palazzi smentendo che nel basket valga quest’ultima regola. E non si può, a suo avviso, fare un paragone fra calcio e pallacanestro. Diverse domande del presidente del collegio Ottavio Mosti (anche del pm Siro De Flammineis) per sapere se avevano appurato l’aspetto della continuità agonistica. "Eravamo tranquilli, alla luce dei contratti attivi, fra sponsorizzazione e premi, che il percorso societario e sportivo poteva continuare". L’udienza si è chiusa con la rinuncia a sentire come testimone Giuseppe Mussari. Si torna in aula il 4 febbraio.

La.Valde.