Drago, Gotti eletto capitano. "Legato a Brio"

Mangino di Toti e Miraldi, li definisce due ’navi-scuola importanti’. E rilancia: "Buoni rapporti anche con Tittia e Scompiglio"

Jacopo Gotti

Jacopo Gotti

Siena, 13 gennaio 2020 - «Se ho un motto? Sono uno che cerca sempre di imparare e di assorbire, stile spugna. Mai pensare di essere arrivati. Nella vita come nel Palio". E’ il biglietto da visita di Jacopo Gotti, 42 anni, due figli piccoli di 2 e 6. Mangino di lungo corso – otto anni – che ieri è stato eletto a larghissima maggioranza capitano del Drago: 318 votanti, 33 cancellature. Presto invece per parlare dei collaboratori che saranno resi noti i primi di febbraio.

Tenente con Mario Toti e poi con Fabio Miraldi, entrambi super-vittoriosi. Quali segreti ha ’rubato’? "Sono persone che insegnano e che mi hanno dato modo di imparare e di arrivare fino all’elezione con un grosso bagaglio. Mario fa un palio più ‘antico’ che t’insegna la Contrada e come comportarsi, Fabio più stratega, com’è nel Palio odierno. Mi ha lasciato spazio, chiedendo di affiancarlo, un po’ come fa con i chirurghi che forma. Sia lui che Mario sono stati due ‘navi-scuola’ importanti. E poi mi hanno visto nascere e crescere. Speriamo che mi trasmettano soprattutto un po’ della loro fortuna. Quanto agli insegnamenti, ho cercato di rubare cose utili anche da altri dirigenti che ho conosciuto negli anni".

Compito impegnativo venire dopo Miraldi. "Eredità pesante ma io sono del Drago e lo sarò sempre. Nell’incarico si arriva con la valigia e anche se dovessi lasciare la sera stessa sarei a cena in Contrada con i miei figli. Abbiamo vinto due anni fa, non ci sono particolari pressioni. Vivo tutto con tranquillità non perché non prometto impegno ma per il fatto che mi sento a casa mia".

Il palio del Drago è fatto di cavalli buoni e fortuna. "Di continuità nel costruirlo, di insegnamenti. Poi certo ci vuole il cavallo e anche la dea bendata conta tantissimo".

Il rapporto con Andrea Mari è per Gotti speciale.

"Non lo nego. Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola, poi a giocare a pallone. Le strade per forza si sono separate, quindi ci siamo ritrovati nel Palio. E, come dico io, ci siamo ‘innamorati’. Massimo rispetto, anche se uno dei due prende una strada diversa. Non sono permaloso. Ci basta un’occhiata per intendersi".

Non ci sarà solo Brio nel palio di Gotti... "Chiaro. Ottimo rapporto con Tittia e anche Scompiglio credo che con un cavallo buono direbbe ‘sì’. Non abbiamo nemiche e quindi il nostro ventaglio si amplia. Logico però che il palio del Drago è legato ad Andrea".

Con l’estrazione a sorte che precedenti da mangino?

"Sono andato due volte, uscendo una soltanto".

Il mossiere? "Una bravissima persona, che stimo. Su di lui ho un parere molto positivo".

Si prova il meccanismo del ‘cigno’ oppure no? "Sono per non cambiare tanto nel Palio. Spetta al Comune e al sindaco la scelta, non metto bocca. Se chiederanno il nostro parere mi pronuncerò. Se si deve sperimentare, a mio avviso, va fatto in Piazza. Fermo restando che forse si potrebbe prima tentare con un canape più pesante. Ricordo che quando ero piccolo veniva portato in quattro, ora bastano due! E poi sono fatalista: se è destino che un fantino cada, succederà. Il Palio è e deve restare una giostra".

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