"Dovremo abituarci alle fluttuazioni"

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"Dobbiamo abituarci a fenomeni così importanti di fluttuazione dei prezzi. Nell’immediato avremo un effetto sui conti economici, ma le imprese sapranno abituarsi nel lungo periodo a queste fluttuazioni. Non possiamo più pensare di stare in un sistema ’chiuso’". Quello che è avvenuto, secondo Antonio Capone, direttore generale di Confindustria Toscana Sud è un vero e proprio cambio di paradigma dopo il lockdown. "Con questo intendo dire che gli scostamenti nei prezzi delle materie prime e dell’energia diventeranno sempre di più all’ordine del giorno". Ma come si è arrivati a questo punto? "Come succede sempre nella tempesta perfetta, l’aumento è stato innescato da una serie di concause. La principale è la debolezza delle strategie energetiche del nostro Paese, rispetto agli altri, dai quali acquista energia con una maggiorazione del 20 o del 30 per cento. Essendo già dipendenti da altri Paesi, quello che è accaduto in altre parti del mondo come in Ucraina e in Russia ha accelerato un quadro difficile che si è aggravato anche a causa anche di una bolla speculativa". La soluzione? Non è dietro l’angolo. "Serve un progetto a di lunga gittata al quale si dovrà lavorare. Da una parte un taglio per le imprese più energivore per calmierare almeno temporaneamente questi aumenti e dall’altra sviluppare politiche sull’approvvigionamento energetico italiano che possano mettere fine all’isolamento". Ma lo scossone nei costi di gas ed energia potrebbe finire presto. "Quello che dicono gli osservatori è che stabilizzandosi la domanda e risolvendosi la crisi in Ucraina, dovremmo tornare ai livelli precedenti al lockdown". La vera partita per Capone è quella da giocare a Bruxelles: i singoli stati, da soli, possono fare poco. "L’Italia deve contare su una grossa capacità dell’Europa di fare programmazione e sedersi a tavoli di negoziazione. La guerra all’ultimo sangue non conviene a nessuno, penso ad esempio alle materie prime della Cina di cui gli europei sono i principali consumatori e quelli che fanno lavorare le le aziende cinesi. Non conviene che la corda sia tirata eccessivamente".