Dal processo Mps all’inchiesta Hidden Partner "Le mie verità su sette anni da procuratore"

Salvatore Vitello lascia Siena, dal 23 novembre sarà avvocato generale a Roma. "Al mio arrivo 7.500 notizie di reato da iscrivere. Oggi non c’è arretrato, le prescrizioni sono pochissime. Il convegno Anm il momento più bello, amareggiato dalla vicenda festini"

Migration

di Pino Di Blasio

Sono gli ultimi giorni a Siena per Il procuratore della Repubblica Salvatore Vitello, sono passati sette anni e un mese dal suo arrivo. "Prenderò possesso a Roma da avvocato generale il 23 novembre. Avrò le funzioni di viceprocuratore distrettuale, l’ufficio oltre a essere pm di appello, ha la vigilanza su tutte le procure del distretto".

Ricorda il giorno dell’arrivo?

"Era il 27 ottobre 2014. All’inizio ero in difficoltà, la procura era in una fase di riassesto, per via dell’incorporazione degli uffici giudiziari di Montepulciano. Oltre ai problemi di amalgamare il personale, bisognava anche uniformare le attività dei servizi. Il più deficitario era l’iscrizione delle notizie di reato, l’ufficio fu anche oggetto di un’ispezione ministeriale. C’era un arretrato di 7.500 notizie di reato da iscrivere, non causato solo da Montepulciano. Inoltre tre sostituti su 4 erano impegnati nel processo Monte dei Paschi".

Si chiuse con la condanna a 3 anni e mezzo per Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e GianLuca Baldassarri per ostacolo alla vigilanza..

"Ero arrivato da pochi giorni, mi spiegarono le imputazioni e l’impalcatura del procedimento. I tre titolari Grosso, Nastasi e Natalini avevano lavorato con scrupolo, raccolto una mole di documenti e deposizioni, poi trasmesse a Milano per competenza. A Siena restò solo il processo per ostacolo alla vigilanza".

In appello a Firenze la sentenza fu riformata...

"Ma la condanna a Milano per Mussari, Vigni e gli altri si poggia molto sul lavoro della procura di Siena".

Dopo sette anni c’è ancora una mole di arretrato?

"Lascio una procura organizzata, le notizie di reato si iscrivono in due o tre giorni. Non c’è arretrato, le prescrizioni sono inesistenti, tutti i procuratori sono nuovi. Un rinnovamento totale".

Ha cambiato anche modalità di fare le indagini?

"Il lavoro di magistrato contiene più professioni in una. Sono convinto che il processo debba tendere all’accertamento della verità, ma non sempre la verità dei fatti emerge dal processo. Lì si forma attraverso la dialettica, può non coincidere con la verità sostanziale. Chi indaga deve sapere che non ci si ferma alla conclusione delle indagini, bisogna avere le prove per convincere il giudice sulla verità delle accuse. Se non ci riesce, l’assoluzione non deve scandalizzare".

E’ quella che Carofiglio chiama ’la migliore approssimazione possibile di giustizia’.

"L’unica che ci consente di giudicare secondo una qualificata probabilità. L’approccio al processo non deve basarsi su verità autocostituite".

I giorni più belli quelli del convegno di Anm ai Rinnovati?

"Il momento più alto, il congresso a Siena con il 90% dei magistrati, senza tensioni particolari,

un intervento forte del presidente Albamonte. Che preferì Siena a Taormina".

Il momento più duro l’inchiesta sui presunti festini hard legata alla morte di Rossi..

"E’ la cosa che più mi ha amareggiato. Per quanto Genova abbia chiarito la vicenda. A me non interessa se ci siano o no i festini, ma volevo che si chiarisse che non avevano influito sul lavoro di quest’ufficio. Anche l’attacco mediatico è stato pesante, gli uffici giudiziari e la città messi alla berlina. Sono lieto che la commissione parlamentare d’inchiesta voglia dare il suo contributo alla verità".

Due anni senza Palio hanno ’congelato’ la frattura tra la Festa e la magistratura?

"Non c’è frattura, ma la necessità di chiarezza istituzionale. Penso che il Palio sia l’essenza identitaria di Siena, i due anni di assenza sono una forte menomazione. Ognuno però è chiamato al suo ruolo, non posso chiudere gli occhi davanti a ipotesi di reato, c’è l’obbligatorietà dell’azione penale. Ritengo che debba esserci un giudice che si pronunci sui limiti della giustizia paliesca, che stabilisca i confini, che giustifichi comportamenti in base al contesto. Sarebbe un riconoscimento per il Palio".

L’inchiesta che ricorderà?

"So bene che vuole portarmi su ’Hidden Partner’, l’inchiesta diretta in maniera egregia da De Flammineis. Che ha dedicato risorse importanti alle indagini, con una trentina di rogatorie internazionali, rapporti con la procura generale russa, acquisizione di documenti che riempiono una stanza, intercettazioni ambientali impegnative. Cose che ci hanno consentito di avere uno spaccato di questa città".

Convinto che il rischio più grave sia il riciclaggio?

"L’indagine è alla fine, è questione di giorni. Si sono ottenuti risultati importanti, come il rientro milionario di debiti fiscali, anche per l’Estonia. Questa è una terra che attrae investitori stranieri, bisogna verificare. Per questo ho creato un pool per i reati economici, che ho coordinato e che è composto dai pm De Flammineis e Ludovici".

E’ sufficiente il pool?

"Abbiamo creato le basi per confische milionarie. Se non arriviamo ai processi, le misure di prevenzione permettono di aggredire una ricchezza che altera i meccanismi di una sana economia. E’ quello che fa il riciclaggio: i soldi frutto di reati fiscali, o peggio droga e altro fanno saltare le regole del gioco".