Crac Ac Siena, in cinque davanti al giudice

Mussari, Mezzaroma e tre nomi Mps di spicco all’epoca dei fatti. Fissata l’udienza preliminare: il caso incentrato sulla cessione del marchio

Giuseppe Mussari

Giuseppe Mussari

Siena, 8 settembre 2020 - Crac Ac Siena, il processo ‘madre’ riprende questa settimana a macinare testimoni dopo le udienze slittate per lo stop dell’attività giudiziaria nel lock down. Ne serviranno comunque ancora diverse per fare completa luce sulle accuse a vario titolo contestate. Ma è stata fissata anche un’altra data, questa davanti al giudice dell’udienza preliminare, che riguarda il secondo troncone d’indagine. Quello che ruotava attorno all’operazione di cessione del marchio, per 22 milioni nel 2012, alla ‘Black & White communication’ che, secondo la procura, unitamente ad un insieme di passaggi, avrebbe mantenuto in vita in maniera artificiosa l’Ac Siena presieduta da Massimo Mezzaroma. Un’inchiesta della Finanza che puntava ad accertare possibili responsabilità penalmente rilevanti anche da parte di Banca Mps nel tracollo culminato nel fallimento del dicembre 2015 con un passivo di circa 60 milioni di euro.  A stabilire ora se in cinque devono affrontare un eventuale processo per concorso in bancarotta fraudolenta sarà il responsabile della sezione penale del tribunale di Siena, Luciano Costantini, in veste però di gup in quanto gli altri colleghi hanno già valutato aspetti della vicenda Ac Siena. A metà ottobre l’udienza riguarderà dunque l’ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari, che è difeso dagli avvocati Fabio e Giulio Pisillo, tre nomi di spicco di Rocca Salimbeni all’epoca dei fatti contestati dalla procura, più Massimo Mezzaroma, presidente dell’Ac Siena poi fallita, assistito dall’avvocato Emilio Ricci. L’imprenditore romano è imputato anche nel processo scaturito dal primo troncone d’indagine, in corso da tempo. Gli altri quattro invece no.  Un’inchiesta particolarmente complessa a cui hanno lavorato, oltre al procuratore Salvatore Vitello, anche i sostituti Niccolò Ludovici e Siro De Flammineis, che avrebbero tratteggiato tra l’altro il ruolo di Mussari ritenendo che da parte sua ci sia stata una sorta di intromissione nella gestione della società calcistica sotto il profilo patrimoniale ma anche sportivo. Ricostruita attraverso le testimonianze di nomi di primo piano del calcio nazionale che sono stati ascoltati dagli investigatori in veste di persone informate sui fatti. Fra questi anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli.