Oculista salva ciclista colpito da infarto. "Così ho fatto il mio miracolo"

Il dottor Mazzotta racconta come ha rianimato un ciclista in arresto cardiaco. L'uomo è un noto contradaiolo

Il dottor Cosimo Mazzotta

Il dottor Cosimo Mazzotta

Siena, 7 gennaio 2020 - «Ridare la vista è una grande soddisfazione, restituire la vita una gioia immensa". Il dottor Cosimo Mazzotta fotografa così il salvataggio di un ciclista, in località Fornacelle dove un tempo c’era la Sapori, avvenuto domenica.

L’uomo, noto contradaiolo dell’Onda, aveva avuto un arresto cardiaco. Mazzotta, che pure è un oculista di fama mondiale e docente alla scuola di specializzazione in oftalmologia dell’Università diretta dal professor Gian Marco Tosi, si dice "emotivamente sconvolto. Siamo abituati a praticare le manovre di rianimazione cardio-polmonare perché le abbiamo imparate durante il corso di laurea in medicina e chirurgia.

Trovarsi all’improvviso a dover salvare la vita di un uomo, applicandole, è una sensazione che umanamente lascia il segno", aggiunge lo specialista allievo del professor Aldo Caporossi. Che lavora all’Asl Toscana Sud est, svolgendo attività chirurgica a Campostaggia e ad Arezzo.

Era uscito a passeggio con il suo golden retrievier Lele quando il ciclista ha accusato il malore. "Tanti bikers frequentano questa zona, ci sono strade bellissime da percorrere. Erano un gruppo. Mi trovavo sul lato della strada opposto al loro quando ho sentito un tonfo e mi sono girato. L’uomo era caduto addosso a un compagno, buttandolo in terra. Quest’ultimo si è rialzato, l’altro no. Uno di loro ha iniziato ad urlare. Era a circa 50 metri, non mi rendevo conto che la situazione fosse così grave. Sono corso lì chiamando subito il 118, qualificandomi. Era privo di coscienza, in arresto cardio-respiratorio. Gravissimo. Non ci ho pensato due volte: ho mollato il cane ad uno dei ciclisti, mi sono messo in ginocchio e ho iniziato le manovre di Bls (basic life support, ndr). I tempi brevi di intervento in questi casi sono fondamentali per evitare conseguenze".  

Essendo un medico è stato più facile agire. "Certo, sono un dottore anche se oculista. Per me era un dovere etico oltre che spirito di solidarietà. Non era scontato che si riprendesse. Prima le compressioni toraciche, come da protocollo, quindi la respirazione bocca a bocca. Il battito è tornato. Quando ho visto il suo viso cambiare colore e riprendersi... è stato incredibilmente emozionante".  

Ha pianto? "A lungo. Ci siamo commossi tutti, ci siamo abbracciati. Lacrime di gioia, di liberazione, quando abbiamo compreso che ha risposto alle sollecitazioni".  

Cosa ha pensato in quel momento? "Che era un miracolo. Di essere uno strumento, di non aver fatto niente io quanto, appunto, di essere stato un mezzo. Ho una grande fede. E ho ringraziato anche il mio cane..."  

Che c’entra Lele? "Mi pressava per uscire. Se non l’avessi ascoltato magari sarei rimasto sul divano e forse non avrei potuto aiutare questa persona. Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto, trasportato da qualcosa di superiore. L’ho sentito dentro. Mai avrei pensato di iniziare così il 2020. Non lo dimenticherò".  

E’ andato a trovare il ciclista? "E’ ricoverato presso il Dai cardi-toraco-vascolare, le sue condizioni sono in miglioramento. Sono in contatto con i suoi amici. Andrò a trovarlo e ad abbracciarlo in reparto. Entrambi ricorderemo questa Befana che ci ha donato una nuova esistenza".  

Voleva lanciare un appello. "Sarebbe molto utile diffondere sempre di più nella collettività la competenza nelle manovre Bls che permettono di salvare la vita". © RIPRODUZIONE RISERVATA