Siena, 13 marzo 2020 - Anziani chiusi a casa, bambini con lezioni a distanza, attività commerciali chiuse, sportelli pubblici ad accesso ridotto; e chi può lavora da casa. L’emergenza coronavirus sta ridisegnando il modo di lavorare. Ecco lo smart working o lavoro ‘agile’, quello che si può fare davanti a un pc (portatile o computer) e con un telefono o una comunque una rete internet, anche fra le mura domestiche.
E i grandi gruppi, così come la pubblica amministrazione, si stanno adoperando per far lavorare centinaia di dipendenti al sicuro nelle loro abitazioni. Apripista è stata Gsk che ha annunciato la progressiva estensione dello smart working a tutto il personale extralaboratori e produzione: in questo momento fra i siti di Rosia e Torre Fiorentina sono 700 i dipendenti a casa. Anche Banca Mps ha varato una serie di direttive per i dipendenti, con le quali cerca di aumentare il lavoro agile e di estenderlo "compatibilmente con le esigenze di continuità operativa". "Lo smart working è una realtà in Asl da tempo, oggi i numeri sono notevolmente cresciuti", dice Francesco Ghelardi, direttore amministrativo di Asl Toscana Sud Est. "E’ consentita al personale amministrativo – continua –: oggi passiamo dal 25 al 51 per cento di dipendenti che lavorano da casa, sono 509 unità, su 989. Abbiamo scaricato archivi sui pc e messo in rete il sistema gestionale".
L’Università degli Studi di Siena è un’altra istituzione che non si è trovata ad approntare modalità di smart working alla vigilia della necessità: "Ci sono stati tre passaggi fondamentali – ripercorre il direttore generale Emanuele Fidora –. L’esperienza è partita due anni fa, quando abbiamo dato la possibilità di ‘lavoro agile’ a una parte degli amministrativo. Ora di fronte alla diffusione del Covid-19, quando il Ministero ha comunicato la chiusura di scuole e atenei, abbiamo esteso la posibilità a tutti i genitori di ragazzi sotto 12 anni e ai soggetti a rischio per patologie pregresse. Oggi il paradigma si è capovolto e diciamo ‘tutti a casa tranne qualcuno’: tutti il personale amministrativo, di segreteria, uffici e sportelli lavora dalle abitaziioni. Questo ateneo ha 867 dipendenti fra tecnici e amministrativi a tempo indeterminato, oggi un centinaio di persone sono in servizio nei vari plessi. Resta al lavoro solo chi deve assistere i docenti nelle aule della teledidattica e in uffici che non possono essere lasciati scoperti. Anche le tesi dalla prossima settimana saranno fatte via Skype, con il laureando a casa e la commissione in ateneo. In questo momento bastano 4 persone, tecnici, presenti in ciascuno degli 8 plessi dove si fa teledidattica e un’altra cinquantina di unità nei laboratori della ricerca che non possono fermarsi: tutti gli altri lavorano da casa. Così come da subito fanno i docenti, che fanno lezione dai loro computer".
Grandi numeri poi a Palazzo Pubblico: "Stiamo pensando a come consentire ai dipendenti di continuare a lavorare da casa", annuncia Michele Pinzuti, segretario generale del Comune di Siena. "Ci sono procedure autorizzative in corso – prosegue –, segnalazioni a Inail e Inps. Abbiamo 700 dipendenti e al di là dei servizi essenziali (anagrafe, smaltimento rifiuti, cimiteri) che non possono essere gestiti a distanza e di alcuni sportelli che lavorano a porte chiuse, tutti gli altri devono essere messi in condizione di lavorare in sicurezza da casa. Stiamo dotando di computer e portatili chi non ne ha. Per gli operai valutiamo caso per caso".
Paola Tomassoni © RIPRODUZIONE RISERVATA