"Contradaioli paragonati ad assassini e pedofili"

La procura chiude l’inchiesta sulle parole choc del presidente degli animalisti. E’ accusato di diffamazione dopo la querela presentata da Comune e Consorzio

di Laura Valdesi

SIENA

Indagine lampo della procura di Siena sul caso denunciato dal Comune e dal Consorzio per la tutela del Palio. Quello che vede al centro le parole del presidente degli animalisti italiani Walter Caporale, pronunciate durante la trasmissione radiofonica ‘La Zanzara’ del 3 luglio 2020. Frasi sprezzanti contro la città, i senesi e il Palio. Si era concesso paragoni choc nel giorno del vuoto perché il Covid aveva impedito la celebrazione del rito più sacro, quello appunto della Carriera di Provenzano. Interrompendo una giostra che è vita.

La denuncia presentata da Comune e Consorzio tutela del Palio attraverso l’avvocato Filippo Cei è finita sul tavolo del pm Serena Menicucci. Che, valutato il contenuto della registrazione della puntata, depositata unitamente alla querela nei confronti di Caporale, ha terminato l’inchiesta. E ravvisato che ci sono gli estremi della diffamazione. E’ di questi giorni infatti, come conferma l’avvocato Francesco Paolo Fornario di Roma che difende il presidente degli animalisti, l’avviso di conclusione dell’indagine. L’accusa è semplice: "Nel corso della trasmissione radiofonica ‘La Zanzara’ dell’emittente ‘Radio24’ condotta dal giornalista Giuseppe Cruciani – recita il capo d’imputazione, conferma Fornario – offendeva gli organizzatori del Palio della città di Siena definendoli sadici ed incivili e paragonando i contradaioli ad assassini, pedofili e stupratori e più segnatamente asseriva che l’eventuale morte di un cavallo, in occasione dei Palio, era un tragedia come anche per lo stupratore è una tragedia la morte della donna che violentava ...il pedofìlo il bambino lo ama, se al pedofìlo muore il bambino il pedofìlo è triste". Caporale sta ora valutando con il proprio legale "di rendere interrogatorio al fine di chiarire le dichiarazioni interpretate e strumentalizzate in maniera offensiva", annuncia l’avvocato Fornario. "Ci tengo a precisare che le parole da me utilizzate nella trasmissione la Zanzara sono state strumentalizzate e interpretate – sostiene – al fine di infangare il sottoscritto e il mondo degli animalisti, che rappresento con tanto orgoglio e amore". Poi torna sul Palio con il cavallo di battaglia: "Perché non spostarlo in una zona idonea per i cavalli, oppure abolire la crudeltà eo mattanza?".

Sarà ’guerra’, dunque. Perché la città non intende accettare l’ennesimo affronto alle sue tradizioni e alla sua civiltà. Non ci sta a sentir ripetere la parola "mattanza" quando c’è una tutela spasmodica del cavallo-atleta. Basta pensare all’addestramento dei mezzosangue che anche in tempo di pandemia viene effettuato, alla modernissima ambulanza veterinaria, al protocollo sui farmaci che ha ricevuto anche gli elogi ministeriali.