Con la Capitana Cioni la grazia baciò il Palio

Una foto una storia Massimo dirigente del Nicchio dal 1979 al 1983, fu vittoriosa nel 1981 quando affidò Balente all’esperto Ercolino

Migration

La foto di Augusto Mattioli coglie l’attimo che precede l’assegnazione dei cavalli nei primi anni ottanta: protagonista è la Capitana del Nicchio Lucia Cioni, massimo dirigente dal 1979 al 1983. Immagine eloquente, significativa: si riconosce Massimo Castagnini, ma era presente anche Aurora Cialfi. Se vogliamo tradurre questa bella immagine in una sola parola, ci piace adoperare il termine "grazia", che poi non significa soltanto una visione attraente, ma più a fondo la forza sovraumana di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi.

Questo era ciò che traspariva della Capitana Cioni, e sappiamo che proprio la grazia, assieme alla gentilezza e alla persuasione, possono vincere dove talvolta la forza fallisce. E lei, il 16 agosto del 1981 mette a frutto queste certezze e porta il cencio stralunato e bellissimo di Valerio Adami nei Pispini, dove aver avuto il coraggio, e l’intuito, di affidare l’esordiente Balente a un esperto Ercolino, fantino di rango ma spesso criticato e con una sola vittoria ormai lontana nel tempo. La realizzazione di un amore perfetto fra quei colori e la fortuna, appuntamento a cui la Capitana ha assistito in prima persona. Ed è un arco di tempo magico per lei: la vittoria, l’attesa di un figlio, quello che i filosofi chiamano "tutta la vita in un giorno". E così è stato, sulle orme non solo del padre Mario, ma di gentili signore come Sobilia Palmieri Nuti, figure eleganti che hanno indosso buon gusto con un pizzico di audacia, che fanno questo non per essere notate ma per essere ricordate. E la buona memoria dei nicchiaioli e di tutta una città è quindi dalla parte della Capitana Cioni, per una sola apparente lievità, perché le mode passano ma lo stile è eterno e si mischia a quei tre giri vittoriosi, agli abbracci, ad una cena settembrina condita da canti e brindisi, che poi è il modo migliore per suggellare un’epoca, una felice stagione.

Scriveva Oscar Wilde che la bellezza cattura l’attenzione ma è la personalità che conquista il cuore, ed allora non era necessario essere dei Pispini per comprendere chi avessimo davanti. E così deve essere stato anche per la sorte, che altro non ha potuto che inchinarsi davanti e concederle questa preziosa gioia di essere vincente. E, mentre sale lieve proprio i gradini della sorte, sembra che ci sussurri: "Copiate pure le mie idee, ne avrò delle altre!"

Massimo Biliorsi