"Ci sono situazioni inguaribili Ma mai situazioni ’incurabili’"

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Riceviamo e pubblichiamo:

"Dopo aver lasciato trascorrere qualche giorno dalla morte di mia moglie, Paola Ghezzi, sento il dovere di ringraziare a mio nome, delle mie figlie, ma anche di Paola, la Unità di Cure palliative e quella dell’Assistenza domiciliare integrata per l’assistenza ricevuta da mia moglie nei suoi ultimi giorni. Confessando anche che all’inizio un certo scettiscismo verso quello che avrebbero potuto fare dentro di me persisteva, forse legato al fatto che tanto la fine si intravedeva vicina. Invece ho compreso la nobile funzione che le cure palliative hanno nell’accompagnare alla fine con scienza, coscienza, ma anche con tanta umanità e dolcezza chi sta per compiere quel passaggio. È un compito impegnativo per professionisti della salute che rinunciano per statuto, direi, alla gioia di guarire persone. Loro cioè partono dalla certezza di una morte vicina ma hanno esaltato, nel loro armamentario terapeutico, un elemento fondamentale che è la capacità di cura. Hanno cioè ben capito il fatto che se ci sono situazioni inguaribili, non ci sono invece mai situazioni ’incurabili’. La capacità di prendersi cura permane fino all’ultimo secondo e punta ad evitare inutili dolori e sofferenze. Inoltre, l’aiuto è dato anche ai familiari che tendono a sentirsi soli in certi frangenti ed invece si trovano circondati da una serie di punti di riferimento certi, persone che vengono in casa, che praticano terapie, ma fanno anche un sorriso e ti aggiornano su come loro vedono la situazione. Grazie quindi alla dottoressa A. Loiacono, ad Antonella, Monica, Alessandra, Silvia e Filippo (scusandomi di non ricordare i loro cognomi) gli infermieri che si sono alternati al capezzale di Paola e che ci hanno aiutato in quei giorni così duri".

Andrea Friscelli