di Laura Valdesi
SIENA
"Fu un’operazione trasparente, non carbonara. C’era un team di professionisti a lavoro", rivendica Massimo Mezzaroma, ex presidente dell’Ac Siena che fallì nel dicembre 2015 con un passivo di oltre 60 milioni di euro. L’allora patron bianconero si riferisce all’operazione di cessione del marchio della società calcistica alla ’Black & White communication’ per 22 milioni di euro nel 2011. Ha testimoniato a lungo Mezzaroma nel processo che lo vede imputato per concorso in bancarotta insieme a Giuseppe Mussari, ex presidente di Banca Mps, all’allora direttore Corporate (ora in pensione) e a due quadri tuttora in servizio nella Banca. Un lungo racconto che ha il sapore di un tuffo nel passato ormai lontano. L’ex patron dell’Ac Siena fa un affresco soffermandosi sui rapporti con Mussari che aveva conosciuto poco prima di passare al timone bianconero. Ricostruisce il clima di quegli anni per cui tutti davano per scontato che Rocca Salimbeni non avrebbe mai abbandonato a se stessa la squadra come pure altre aziende. Il fatto che Mussari fosse andato a guidare l’Abi nel 2012, sebbene non fosse più alla Rocca, "mi dava un affidamento importante", sottolinea Mezzaroma. Che tratteggia poi il repentino mutamento con i problemi della Banca, l’avvento dei nuovi vertici a cui fu chiesto un "atterraggio morbido" nel momento in cui venivano meno le sponsorizzazioni. Con conseguente cambiamento di strategia per cui niente acquisti di giocatori, semmai venivano presi in prestito, investendo nel settore giovanile. Mezzaroma si sofferma anche sull’intensa attività svolta per trovare acquirenti ed evitare dunque il tracollo. "Tutti volevano sapere – spiega al collegio presieduto da Roberto Carrelli Palombi l’ex patron bianconero - quanto Banca Mps era disponibile a ragionare, se si potevano creare sinergie".
La lunga udienza di ieri, che segnava le battute finali del dibattimento, ha visto il pm Siro De Flammineis che con il collega Niccolò Ludovici sostiene l’accusa, chiedere che venga ascoltato il capo del Dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria che nel 2017 era stato sentito anche dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, depositando la sua relazione. C’è stato un fuoco di fila delle difese, a partire da Fabio Pisillo che assiste Mussari: "Totalmente irrilevante, qui conta la situazione dell’Ac Siena. E poi si tratta di un documento del 2017". Contraria anche la difesa dell’ex direttore Corporate che ha chiesto nel caso di ascoltare anche il suo consulente tecnico. Il collegio si è ritirato, uscendo poco dopo per rigettare la richiesta di ascoltare il testimone, acquisendo il documento. E rinviando per la discussione all’8 e al 9 gennaio prossimi. S’inizia con la requisitoria del pubblico ministeri, quindi parleranno parte civile e i difensori degli imputati, partendo dall’avvocato di Mussari. In tale data Carrelli Palombi sarà applicato perché il 4 dicembre lascia il tribunale di Siena.