Certificati pazzi e scuola nel caos "Servivano altre settimane in Dad"

Gli istituti alla vigilia della riapertura: "Una proroga avrebbe aiutato il tracciamento a rimettersi in pari"

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Il problema non sono tanto le positività, ma le certificazioni di fine quarantena dell’Asl. Il mantra a un giorno dalla riapertura delle scuole dopo lo stop natalizio è sempre lo stesso. E viaggia dall’istituto Bandini al comprensivo Tozzi: più che il virus, a spaventare è la burocrazia. Quella che tiene in gabbia docenti, personale Ata e studenti che ormai si sono negativizzati. Ma che non riescono ad ottenere lo sblocco del Green Pass o la certificazione di fine quarantena.

"In certi casi – spiega Floriana Buonocore, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Tozzi –ci sono docenti che ancora non sono riusciti a comunicare la positività all’azienda sanitaria. Eppure si sono già negativizzati, restano a casa in autotutela in attesa che l’azienda sanitaria regolarizzi la loro posizione". In poche parole: il Green Pass è sempre rimasto valido. Per i casi come questo, uno slittamento della riapertura avrebbe aiutato. "Più che altro – riflette la dirigente – per consentire al tracciamento di rimettersi in pari. Il servizio sarà garantito, ma la confusione resta grande".

Al Tozzi le assenze fra personale Ata e docenti oscilla fra il 5 e il 10 per cento. "E le supplenze invece sono merce sempre più rara soprattutto per la scuola dell’infanzia e per la primaria". Uno dei guai causati dal tracciamento impazzito in molti istituti che già hanno aperto: i docenti mancano, ma non ci sono i giorni legali sufficienti per chiamare i supplenti. E così, alcune classi, rischiano di restare scoperte. Ma ci i sono anche altri interrogativi, come quello sulle mascherine. Le regole prevedono che la mascherina Ffp2 sia obbligatoria a scuola per i docenti che beneficeranno della fornitura gratuita in virtù del loro contatto con studenti che per fascia di età non sono obbligati a portarla. "Ma ancora – conclude la dirigente – non ci è stato comunicato nulla sulle forniture". Un’aria simile la si respira all’istituto Bandini che conta circa 800 studenti, fra cui una trentina fuori gioco fra positività e quarantene.

"A riaprire – spiega il preside Alfredo Stefanelli – ce la faremo e, al momento, contiamo soltanto un insegnante positivi. Ma una proroga alla riapertura avrebbe fatto giovato. Sarebbero bastati una decina di giorni o due settimane in didattica a distanza per consentire al sistema di tracciamento di rimettersi in pari. Non avrebbe danneggiato di certo gli studenti". Ma i presidi sanno che, alla fine, la decisione spetterà su eventuali chiusure spetterà tutta a loro visto che la situazione, in caso di impennate di positività, può cambiare da un giorno a un altro. "Alla fine come successo finora saranno i singoli dirigenti a decidere a seconda dalla situazione".