Certificati falsi di referti e visite Così ingannavano le assicurazioni

Chiusa l’inchiesta della procura: fra i 35 indagati, a vario titolo, anche cinque infermieri delle Scotte. Dodici le società che sono parti offese nella vicenda. Ora le contromosse degli avvocati

di Laura Valdesi

SIENA

Tutto ruotava intorno agli incidenti. Che avvenivano a Siena ma anche nei comuni della provincia, da Poggibonsi a Sovicille fino alla Valdichiana aretina. Grazie ad un canovaccio che secondo la procura era consolidato, complici anche alcuni infermieri che lavoravano alle Scotte, venivano ottenuti risarcimenti di migliaia di euro non dovuti da parte delle società di assicurazione che li erogavano sulla base di documenti risultati falsi. Perché dagli accertamenti sarebbe emerso che non erano stati inseriti nell’apposito archivio del policlinico. Una quarantina gli episodi ricostruiti e adesso contestati dagli investigatori, dal 2014 fino al 2018, alla luce dei quali risultano indagate 35 persone residenti a Siena ma anche a Monteroni, Sovicille, Monteriggioni, Colle Val d’Elsa, in un paese della Valdichiana aretina. Accusate, a vario titolo, di falso. Ben dodici le parti offese, tutte società di assicurazione più lo Stato. Chiusa l’inchiesta gli studi legali si stanno mettendo a lavoro per analizzare un fascicolo particolarmente voluminoso e valutare se depositare memorie, chiedere che gli indagati siano interrogati oppure domandare approfondimenti a livello investigativo.

Gli incidenti? Di vario tipo. Un pedone investito mentre attraversava la strada, a due passi dalle strisce da un motorino oppure da un camioncino. O una macchina che veniva ’toccata’ da un’altra. Ma fra i sinistri finiti nelle carte dell’inchiesta condotta dal pm Nicola Marini ce ne sarebbero anche legati ad un fantomatico attraversamento di animali selvatici. Poi entrava in scena, nella maggior parte dei casi, un infermiere delle Scotte, che unitamente ad un addetto che si occupava di infortunistica e delle relative pratiche ma anche ad altre persone che si ’prestavano’ per gli incidenti (persino alcuni familiari degli indagati) costruivano un contesto grazie al quale conseguivano un vantaggio. Spesso legato al risarcimento dell’assicurazione, sovente per sè ma anche a favore di altri. Veniva creato, sempre secondo l’accusa, un castello di prove e documenti su quanto avvenuto, a partire da esami, visite specialistiche, che sarebbero stati confezionati ad arte. Comunque falsi perché i dottori delle Scotte non li avrebbero mai rilasciati, né firmati. Di tutto ciò sarebbero stati ignari i medici legali delle varie società di assicurazione che tuttavia, proprio sulla base di tale documentazione, stabilivano la gravità delle conseguenze fisiche riportate nei sinistri e dunque la somma da erogare. Di solito alcune migliaia di euro, a volte si superavano anche i 10mila.

Ora i difensori degli indagati studieranno le contromosse. Fra gli studi legali a lavoro ci sono quello dell’avvocato Carla Guerrini che ne assiste cinque, quello di Daniela Marrelli, di Alessandro Nencini, di Jacopo Meini e Vicky Santandrea, di Luca Perinti e di Riccardo Pagni, di Alessandro Rolandi, solo per citarne alcuni.