Centrale idrolettrica, secco ‘no’

Il comitato civico Elsa Viva e Italia Nostra puntano il dito sui danni in caso di realizzazione del progetto. .

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di Alessandro Vannetti

"Non sarebbe un recupero del sistema delle Gore risalente al 1200, ma la morte di un possibile restauro". E’ netta, la posizione del comitato civico Elsa Viva e di Italia Nostra, sul danno che la realizzazione dei due progetti di centrale idroelettrica alimentata dall’acqua prelevata dall’Elsa creerebbe al patrimonio storico e urbanistico di Colle, in aggiunta a quello ambientale. Un tema, fino ad oggi poco trattato, che ruota attorno alla gigantesca tubatura di 120 centimetri di diametro che sarebbe necessario interrare in profondità da Campolungo alla Ferriera. "All’altezza di piazza Bandini, verrebbe rotto l’invaso della Gora con l’immissione del tubo dove convogliare l’acqua derivata dal fiume – spiega un documento – Il tubo verrebbe poi fatto passare lungo le Gore, creando disagi notevoli per i lavori; soprattutto, però, a causa di scavi molto consistenti sia in larghezza che in profondità, si rischierebbero gravi danni agli immobili lungo tutto il percorso: il fatto che siamo in zona sismica e che quasi tutti gli edifici non hanno caratteristiche antisismiche, rende il problema ancora più rilevante". A fronte dei gravi danni, Elsa Viva e Italia Nostra non vedono alcun ritorno per Colle. "I due progetti non genererebbero per la città né ritorno energetico né lavoro, ma solo disagi e danni irrecuperabili – concludono – Il vantaggio energetico sarebbe di poco conto, visto che l’energia elettrica prodotta coprirebbe il fabbisogno di 2.000 persone che, comunque, la pagherebbero come la stanno pagando ora".