Cavalli scambiati, Trecciolino condannato

Ma non ha maltrattato i cavalli. Assolto il figlio Enrico e Murtas, 2 anni e 7 mesi al veterinario

Il giudice Luciano Costantini (foto d'archivio)

Il giudice Luciano Costantini (foto d'archivio)

Siena, 18 giugno 2019 – I cavalli sono stati scambiati. E  al Comune, iscrivendo Romantico Baio e Robinson al Protocollo equino oppure  alle previsite per il Palio, è stato detto il falso. Perché quei due erano in realtà i purosangue Captain Forest e Boliwood. Luigi Bruschelli, secondo il pm Sara Faina che nella sua requisitoria di quasi due ore e mezzo l’ha definito come «dominus della vicenda» che «voleva far partecipare dei puri al Palio»  anche se non  è poi avvenuto, lo sapeva. Così come il veterinario di fiducia della scuderia di Valiano, Mauro Benedetti. Bruschelli   è stato condannato a 4 anni e 10 mesi per varie ipotesi di falso, sia materiale che ideologico, ma è stato assolto tra l'altro dall’accusa di maltrattamento di animali. Due anni e 7 mesi complessivi invece per Benedetti per la vicenda dei cavalli scambiati ed un falso. Assolti Enrico Bruschelli e Sebastiano Murtas, quest’ultimo difeso dall’avvocato Duccio Pagni mentre il primo da Lorenzo De Martino e Beniamino Schiavone.

L’udienza è iniziata poco dopo le 9. In aula Luigi ed Enrico Bruschelli, il veterinario Mauro Benedetti. Quest’ultimo, come Trecciolino, ha fatto dichiarazioni spontanee. «Con Annarita Saltalamacchia (ex compagna di Bruschelli  che nell’udienza del 23 maggio disse di aver saputo da lui che lo scambio dei cavalli lo fecero loro due, ndr) non ho mai avuto un rapporto amichevole. Non parlavo con lei di lavoro e di cavalli. Sono innocente», ribadisce al giudice Luciano Costantini. 

Pesante e articolata la requisitoria del pm Sara Faina. L’ascoltano senza battere ciglio i Bruschelli, in aula non c’è Sebastiano Murtas. Ricostruisce l’origine della vicenda, rivendica «che non ci sono solo le dichiarazioni di Annarita, di cui non si discute l’attendibilità, ma anche altri elementi» a supporto delle tante accuse. Le elenca tutte. Un crescendo. Tratteggia Bruschelli «come promotore delle condotte delittuose che si contestano. Era il dominus in fatto di cavalli. Nessuno prima di questo processo aveva mai osato metterlo in discussione». 

Poi tocca agli avvocati di parte civile. Quelli delle associazioni animaliste depositano le richieste, prende quindi la parola Massimo Rossi che assiste Osvaldo Costa, ex amico di Luigi Bruschelli. Figurava lui  come proprietario di Romantico baio che era in realtà un puro. Non sapeva nulla, però, dello scambio avvenuto.  Tanto che è  parte civile «in un processo da cui emerge – evidenzia Rossi – senso di impunità degli imputati e anche un’offesa al Palio». Chiede i danni morali e patrimoniali che dovranno essere decisi da altro giudice. Lo stesso fa il Comune quantificandoli, dice il suo avvocato Fabio Pisillo in 102.501 euro. Anche in questo caso ci penserà il giudice civile a stabilirlo. L’amministrazione di Siena, «incolpevole e frodata», si è costituita solo per i reati di falso. «Aggirate le  regole poste dal Comune  perché sono riusciti a iscrivere due purosangue facendoli arrivare alla previsita e alle prove mattutine», sottolinea Pisillo. Che va oltre: «Se fossero riusciti a giungere  al Palio e fosse accaduto qualcosa  pensate cosa si sarebbe rovesciato addosso alla città». Declina anche i presunti  motivi di tale comportamento: «Confermare l’abilità nell’individuare cavalli da Piazza  da parte di Bruschelli, magari aiutare il figlio Enrico a farsi conoscere come fantino vincente, ottenere un guadagno nella compravendita dei cavalli stessi».

L’aula al terzo piano è affollata. Tutti ascoltano in silenzio. Alle 13,15 breve pausa, si riprende con gli avvocati della difesa alle 14. Tocca a Beniamino Schiavone smontare le accuse nei confronti di Enrico Bruschelli, che spaziavano dalla frode processuale, alla violazione dei sigilli al concorso in falso, per cui verrà assolto. «Enrico è colpevole di essere figlio di Luigi», tratteggia Lorenzo De Martino completando l’opera del collega Schiavone. L’estraneità alle accuse di Sebastiano Murtas, che avrebbe tra l’altro  montato il falso Romantico baio a Mociano, sono smontate dall’avvocato Duccio Pagni. A chiudere il fuoco di fila è Enrico De Martino, che assiste Luigi Bruschelli. «Non si può criminalizzare – spiega tra l’altro – la stessa Davanzo del Mipaaf ha confermato che in scuderia i cavalli venivano tenuti in ottime condizioni. Nessun maltrattamento». Chiede anche che vengano riqualificati i falsi in atto pubblico come falsi in certificazione, rivendicando la natura privatistica del Protocollo equino.  Alle 18,40 il giudice Costantini si ritira per decidere. Bruschelli lascia il tribunale e non torna per la sentenza. Nessuno degli imputati è presente quando, alle 20.15, viene letta. 

Laura Valdesi