Caso Rossi, perizia sulle mail ’create’ dopo la morte

Il presidente Zanettin: "Questione non banale, merita approfondimento". Sarà fatta anche sulla telefonata della questura al 118

Migration

di Laura Valdesi

SIENA

"Non ho ancora visto le carte ma la questione non è banale e merita un approfondimento", conferma il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi Pierantonio Zanettin. Riferendosi alla telefonata che il 6 marzo 2013 arrivò al 118 dopo la caduta del manager da Rocca Salimbeni. Però non quella di Bernardo Mingrone, che invocò i soccorsi, ma l’altra della sala operativa della questura. "Volevo sapere l’identità della persona... ma è deceduta?", chiede il poliziotto. Gli viene risposto dal 118 che l’identità non si sa ancora . "E’ vivo?", domanda ancora l’operatore. E’ interessato soprattutto a sapere di chi si tratta. Poi conclude: "Appena c’è la possibilità me lo può dire perché dovrebbe essere David Rossi responsabile della sala comunicazioni Mps. Quindi una situazione parecchio importante... Dovremmo riferire a Roma, cioé insomma c’è tutto un giro..". "Mi sembra che ci sia molto fermento più che sulla tragedia, si vuole sapere chi è e se questa persona è viva. Perché? Per farlo sapere a qualcuno di non ben specificato a Roma. Chi era questa persona?", prosegue Orlandi aggiungendo "che non si è mai indagato su questo". "C’è una perizia in corso – aggiunge sul tema Zanettin –, è stato di recente aggiunto un quesito relativo alla telefonata ricevuta dal cellulare di Rossi dopo la sua morte da parte di Daniela Santanché". Per capire se è stata o meno senza risposta. "Credo che non ci siano problemi a creare un 51esimo quesito", annuncia il presidente.

Il numero però potrebbe salire ancora perché la moglie di Rossi, Antonella Tognazzi, aveva detto a ’Porta a Porta’ di ritenere "urgente un accertamento tecnico sulla bontà delle mail dove il manager preannuncerebbe il suicidio". Quelle indirizzate all’ad di Banca Mps Fabrizio Viola. "E’ autentica?", chiede il conduttore Bruno Vespa. "Non lo so. E’ un po’ anomala. Anche questa era stata inviata a Viola, ma viene mandata dall’ipad", ribatte Tognazzi. Chiarisce poi l’avvocato Carmelo Miceli: "Agli atti dell’indagine di Genova (quella conclusasi con l’archiviazione, ndr) risulta che la creazione di questa data va fatta risalire al 7 marzo. Così dice la Postale. Le e-mail trasmesse al dottor Viola da Rossi si inseriscono in un contesto di mail reciproche alle quali Viola risponde sia prima che dopo. Quelle due mail nel mezzo in cui Rossi avrebbe annunciato il suo suicidio non sono mai state viste dal dottor Viola e risultano come creation date, ce lo dice la Postale, create il 7 marzo mentre come archiviazione di dato risultano archiviate il 4 marzo". Ombre dunque sulla prova chiave che giustificherebbe la tesi del suicidio, annunciato con tanto di richiesta di aiuto due giorni prima da Rossi. Un aspetto che doveva essere chiarito, a giudizio della famiglia. "Mi pare in effetti questione non banale – conclude il presidente della commissione d’inchiesta Zanettin – che va analizzata, anch’essa in in sede peritale". Maxi-perizia che potrebbe essere terminata, se saranno rispettati i tempi annunciati durante la ricostruzione della caduta di Rossi a Siena nel vicolo del Monte Pio, entro fine febbraio-inizio marzo.