Caso Rinaldi, prime verità dall’interrogatorio

Non si sa ancora se l’ufficiale e la moglie risponderanno alle domande del gip

Sarà martedì l’interrogatorio di Cesare Rinaldi, comandante della Polizia municipale sospeso per un anno dall’ufficio, unitamente alla moglie Cristina Casini, anche lei vigile urbano. Si dovranno presentare davanti al gip Roberta Malavasi ma non si sa ancora se risponderanno alle domande del giudice per chiarire la sequenza dei fatti che ha portato ad emettere l’ordinanza che ha portato alla luce, secondo la procura, mesi di stalking nei confronti di una donna con cui aveva stretto un’amicizia particolare. Quando lei ha voluto dare un taglio al rapporto, sarebbe iniziata la persecuzione. E il cellulare da cui arrivavano telefonate anonime e mute, messaggi, sarebbe stato fornito a Rinaldi da un uomo dell’Aisi, l’agenzia informazione servizi esterni con cui aveva un collegamento intenso. Che avrebbe anche avuto accesso al sistema informatico interforze violando i suoi poteri e doveri di ufficio per fornire al comandante della Municipale informazioni sulla donna, che non voleva più saperne di lui, ma anche sui familiari. Sarebbe stata inviata una lettera anonima, sempre secondo la ricostruzione della procura, persino alla fidanzata del figlio della donna che nel maggio scorso ha presentato querela contro ignoti, e ai nonni della ragazza facendo riferimento a presunte relazioni che avrebbe intessuto. Il comandante della Municipale ha sempre negato ogni responsabilità, per voce dei suoi avvocati Enrico e Lorenzo De Martino. Che stanno leggendo le carte dell’inchiesta per fare chiarezza.