"I caseifici non vogliono più il latte della Toscana"

Ultima tegola sul settore dell'allevamento ovi-caprino

Pecore

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Siena, 16 novembre 2018 - Sale la febbre nel comparto ovi-caprino toscano, già in sofferenza per il prezzo del latte in continuo calo e la situazione difficile per i continui attacchi dei predatori.

Ultima tegola sul settore le disdetta dei contratti di fornitura di latte che Alival e Granarolo stanno comunicando ai pastori in particolare di Siena, Grosseto e Pisa. Che la situazione del comparto non sia facile ne è testimonianza la chiusura ad inizio estate dello storico caseificio Ciolo di Castel del Piano che ha chiuso i battenti dopo quasi 35 anni. Coldiretti Toscana ha scritto al presidente della giunta regionale Enrico Rossi e all’assessore all’agricoltura Marco Remaschi. «Riteniamo che se tale atteggiamento dovesse sostanziarsi – si legge nella lettera - il danno sui territori interessati sarebbe gravissimo sia in termini economici che occupazionali. Basta considerare che il comparto ovi-caprino toscano conta oltre 1500 aziende per un valore in termini di latte di circa 55milioni di euro ed interessa 5000 posti di lavoro». Il valore della filiera è stimato in 110 milioni di euro.

Molti dei 550mila quintali di latte vengono utilizzati per ottenere il rinomato Pecorino Toscano Dop che è prodotto esclusivamente con latte intero delle pecore allevate nella zona di origine (Toscana oltre ad 11 Comuni del Lazio e 2 dell’Umbria). In Toscana, quarta regione per numero di pecore, i capi arrivano ad oltre 471 mila. 17 i caseifici associati al Consorzio di tutela del Pecorino Toscano Dop.