Inchiesta sul carcere di San Gimignano, Rossi: "Serio allarme, accertare la verità"

Il presidente della Regione interviene sulle indagini per presunti pestaggi. "Prima di esprimere condanne, aspettare il procedimento", commenta il sindacato SPP

Carcere (foto di repertorio)

Carcere (foto di repertorio)

San Gimignano (Siena), 23 settembre 2019 - "Prima di esprimere condanne pesanti bisogna attendere il procedimento giudiziario. Spostare tutta l'attenzione mediatica su presunti pestaggi è un operazione che contiene il rischio di delegittimare tutto il personale di Polizia Penitenziaria degli istituti italiani che è già costretto a difendersi da mille attacchi dentro e fuori il carcere". Commenta così il segretario del Sindacato polizia penitenziaria (SPP), Aldo Di Giacomo, le indagini avviate dalla procura di Siena sul carcere di San Gimignano e i presunti pestaggi che sarebbero avvenuti nel carcere da parte di agenti di polizia penitenziaria ai danni di una persona detenuta nel carcere di Ranza. 15 agenti della polizia, di cui quattro immediatamente sospesi dal Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) che dipende dal ministero della giustizia.

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi invece definisce la vicenda un "serio allarme". "Gli inquirenti ipotizzano il reato di tortura ai danni di un detenuto - commenta - avvenuta un anno fa ad opera di alcuni agenti della polizia penitenziaria all'interno del carcere di Ranza". E aggiunge: "L'emersione e la verifica giudiziaria di questa condotta illegale e violenta nelle carceri - pensiamo al caso Cucchi - è diventata una spinta all'impegno civile e alla libertà di informazione. Auspico che si giunga al più presto all'accertamento della verità".

Nelle carceri "persistono problemi di carattere strutturale e carenza di servizi essenziali. In questi contesti possono verificarsi fenomeni inquietanti di extraterritorialità, omertà e violazione dei diritti umani, come ipotizzato per l'episodio di San Gimignano - continua - Pensiamo ai suicidi. Negli ultimi venti anni in Italia sono state oltre 1000 le persone che si sono tolte la vita in carcere. Nel 2019 siamo già arrivati a 35 casi. Sono 10 mila detenuti in più rispetto alla capienza prevista dagli istituti. La polizia penitenziaria è sotto organico cronico. La Corte europea dei diritti umani ha condannato nel 2013 il nostro paese per 'trattamenti inumani e degradanti' subiti dai detenuti in alcune carceri italiane. La tortura è un crimine orrendo che nega la libertà fisica e interiore della persona che la subisce, con gravi effetti intimidatori sul contesto circostante.

"Anche se dal 2017 esiste una legge importante che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura - conclude il presidente della Toscana - siamo lontani dall'obiettivo di garantire la piena attuazione dal secondo comma dell'articolo 27 della Costituzione".

Tornando a Di Giacomo e al sindacato SPP, il sindacalista sottolinea che "dalla nostra esperienza sappiamo bene che solo il 5% di inchieste analoghe con il coinvolgimento di colleghi si è risolto con condanne. Per questo noi siamo dalla parte del personale di San Gimignano, tra l'altro additato tutto come quello più violento d'Italia, fino a quando non ci saranno condanne". "C'e' sicuramente chi nel Governo, al Ministero, al Dap, ma più in generale nel Parlamento e in politica - aggiunge Di Giacomo - sottovaluta un aspetto: la delegittimazione del personale penitenziario, da una parte, rafforza i gruppi criminali e mafiosi che nelle carceri puntano al controllo totale e a proseguire l'attivita' impartendo ordini a quanti sono in liberta', come accade con i boss della mafia intercettati al telefono, oltre ad incrementare le aggressioni agli agenti, centomila volte maggiori del 'caso San Gimignano'; dall'altra, equivale alla resa incondizionata dello Stato.

"Da chi lavora quotidianamente negli istituti penitenziari, giungono segnali sempre più allarmanti di rivolte, liti, ritrovamenti di telefonini e sim, droga, armi contundenti - continua - E' questa una fase ancor più delicata in quanto vede il nuovo Governo intensificare la 'politica del buonismo' avviata con il precedente Governo che oltre a estendere il sistema delle celle aperte aveva previsto persino le 'celle per l'amore'".