Siena, ex capitano dell'Oca fa il volontario sulle ambulanze

Da quando ha lasciato l’incarico paliesco ha deciso di impegnare una parte della sua vita per gli altri. Anche in tempi di Covid

Claudio Cocchia, ex capitanio vittorioso dell'Oca

Claudio Cocchia, ex capitanio vittorioso dell'Oca

Siena, 4 maggio 2021 - Non sono emozioni paragonabili alla vittoria del Palio. Eppure egualmente intense quelle che regala il soccorso. Da una parte un gioco che per Siena è vita, dall’altra si restituisce speranza a chi è malato e rischia di non farcela.

Claudio Cocchia ha provato entrambi i batticuore, quello sul palco dei capitani e l’altro, a bordo di un’ambulanza della Misericordia di cui è volontario. Dove sale ormai dal 2017 quando, racconta, lasciato l’incarico di guida paliesca dell’Oca decise di impiegare il proprio tempo per gli altri.

«C’erano gli incontri con i fantini, le dirigenze, le corse in mezza Italia: risultava impossibile svolgere altre attività , già toglievo molto tempo alla famiglia. Ceduto il testimone ho deciso di mettermi in gioco. E anche in un momento così difficile per la pandemia non mi sono tirato indietro». 

Il volontariato è una missione.  «Tutto nasce dal servizio civile che svolsi al Campansi. Un’esperienza che mi ha fatto crescere in maniera importante. Incontri persone che vedono i parenti magari una volta all’anno o non ne hanno, si attaccano a te in modo forte. Ricordo che li portammo a vedere la prova del Palio, fu bellissimo. Alcuni non li ho mai dimenticati. A ciò si aggiunga la mia particolare esperienza, il problema che ho avuto e superato nel 2015. Insomma, se potevo essere di aiuto ad altri perché no? Una cosa che dà grande soddisfazione mettere al servizio del prossimo una piccola parte della vita facendo capire che ce n’è sempre più bisogno»

Che tipo di servizio svolge? «Come detto sulle ambulanze. Mi è accaduto di trovarmi di fronte a persone decedute, ma ho anche avuto la fortuna di salvarle. Non dimenticherò mai quando, dopo aver effettuato il massaggio cardiaco, il paziente riprese a respirare. Ricordo che ero madido di sudore, ma provai una felicità immensa». 

Il tempo per il volontariato? «Non voglio passare come un eroe, vado uno o due volte al mese, dalle 20 a mezzanotte quando esco da lavoro. Non sono stati mesi semplici, prima sulle ambulanze eravamo in tre, adesso due. E’ capitato di andare a prendere pazienti sospetti Covid, ‘monturandosi’ con i dispositivi che tutti ormai conosciamo bene».

Un po’ di timore? «Inevitabile. Come del resto hanno evidenziato anche i vertici di tutte le associazioni di volontariato, si fa sempre più fatica a coprire i turni. Oltre alle massime protezioni e attenzioni serve tanta fortuna come sempre nella vita. La copertura vaccinale, poi, non c’è stata ancora per tutti e spero che quanto prima possa riprendere coprendo i volontari che lo vorranno. Ma non bisogna mollare».